Si erano divisi i compiti da perfetti compari. Uno prestava denaro a tassi usurai che oscillavano fra il 150 ed il 250% annui. L’altro riciclava i proventi dell’attività. Le vittime erano commercianti, imprenditori, artigiani in difficoltà economica che non avevano altra strada che ricorrere al credito non ufficiale. Le indagini di Polizia e Guardia e Finanza hanno consentito di arrestare Letterio Scionti, 47 anni titolare di un’autofficina ad Altolia ed il commerciante Giuseppe Panarello, 35 anni. Scionti, che risponde di usura, è stato rinchiuso nel carcere di Gazzi mentre Panarello a cui è contestato il riciclaggio di denaro ha ottenuto i domiciliari.
Le indagini scattarono il 29 settembre di due anni fa dopo una perquiszione domiciliare a casa di Scionti. Polizia e Guardia di Finanza sequestrarono quasi 90.000 euro in contanti, numerosi titoli di credito – molti dei quali postdatati e privi del nome del beneficiario – per un importo di 250.000,00 euro, un libretto postale e numerosi buoni fruttiferi intestati a Scionti ed ai suoi familiari.
Grazie alle dichiarazioni rese dai firmatari degli assegni gli investigatori hanno scoperto il giro di usura poi confermato dall’esame dei tabulati telefonici e dagli accertamenti patrimoniali eseguiti nei confronti di Scionti e dei suoi familiari. I controlli patrimoniali hanno fatto emergere una rilevante sproporzione tra i bassissimi redditi dichiarati negli ultimi dieci anni e le ingenti somme movimentate. Negli ultimi tre anni sui conti correnti di Scionti sono stati movimentati circa 900.000 euro con saldi positivi che hanno raggiunto la cifra di 200.000 euro. Era Scionti che prestava il denaro mentre Panarello faceva circolare il denaro. Ad esempio aveva acquistato due auto, una Mitsubishi Pajero ed una Fiat Idea, che aveva intestato a suo nome ma che in realtà appartenevano a Scionti.
Il G.I.P Antonino Genovese ha, disposto nei confronti di Scionti il sequestro preventivo di due unità immobiliari, tre autovetture e delle somme presenti in quattro conti correnti, per un valore complessivo di circa 330.000 euro.
Si erano divisi i compiti da perfetti compari. Uno prestava denaro a tassi usurai che oscillavano fra il 150 ed il 250% annui. L’altro riciclava i proventi dell’attività. Le vittime erano commercianti, imprenditori, artigiani in difficoltà economica che non avevano altra strada che ricorrere al credito non ufficiale. Le indagini di Polizia e Guardia e Finanza hanno consentito di arrestare Letterio Scionti, 47 anni titolare di un’autofficina ad Altolia ed il commerciante Giuseppe Panarello, 35 anni. Scionti, che risponde di usura, è stato rinchiuso nel carcere di Gazzi mentre Panarello a cui è contestato il riciclaggio di denaro ha ottenuto i domiciliari. Le indagini scattarono il 29 settembre di due anni fa dopo una perquiszione domiciliare a casa di Scionti. Polizia e Guardia di Finanza sequestrarono quasi 90.000 euro in contanti, numerosi titoli di credito – molti dei quali postdatati e privi del nome del beneficiario – per un importo di 250.000,00 euro, un libretto postale e numerosi buoni fruttiferi intestati a Scionti ed ai suoi familiari.Grazie alle dichiarazioni rese dai firmatari degli assegni gli investigatori hanno scoperto il giro di usura poi confermato dall’esame dei tabulati telefonici e dagli accertamenti patrimoniali eseguiti nei confronti di Scionti e dei suoi familiari. I controlli patrimoniali hanno fatto emergere una rilevante sproporzione tra i bassissimi redditi dichiarati negli ultimi dieci anni e le ingenti somme movimentate. Negli ultimi tre anni sui conti correnti di Scionti sono stati movimentati circa 900.000 euro con saldi positivi che hanno raggiunto la cifra di 200.000 euro. Era Scionti che prestava il denaro mentre Panarello faceva circolare il denaro. Ad esempio aveva acquistato due auto, una Mitsubishi Pajero ed una Fiat Idea, che aveva intestato a suo nome ma che in realtà appartenevano a Scionti.Il G.I.P Antonino Genovese ha, disposto nei confronti di Scionti il sequestro preventivo di due unità immobiliari, tre autovetture e delle somme presenti in quattro conti correnti, per un valore complessivo di circa 330.000 euro.