«Il Ponte sullo Stretto di Messina è la costruzione più tecnologicamente complessa e politicamente controversa della Storia moderna. L’inizio dei lavori preparatori del 23 dicembre 2009 ha trasformato una leggenda millenaria in realtà». Si legge ancora così nel sito “Ponte di Messina. it”. Ma la verità è che la realtà si è ritrasformata in “leggenda millenaria”. E da oggi, salvo ulteriori clamorose sorprese, l’iter procedurale della più grande opera mai progettata potrà dirsi concluso. Ma non nel senso invocato dalla “comunità scientifica” (40 ingegneri, architetti e docenti universitari di tutto il mondo hanno sottoscritto un appello affinché il progetto vada avanti), in questo caso è un “the end” definitivo. Oggi, infatti, scade il termine per l’atto aggiuntivo tra la concessionaria Stretto di Messina e il contraente generale Eurolink (guidato da Impregilo). Il ministro delle Infrastrutture Corrado Passera è stato chiaro: «Non ci sono stati segnali concreti. In novembre abbiamo fatto un decreto legge che fissava le condizioni alle quali si poteva tenere aperto il progetto e ci si è dati 4 mesi (cioè fino al primo marzo) per riformulare l’accordo con il Contraente generale: ma non essendoci alcuna novità, una volta che il termine non è stato rispettato, accadrà quanto prevede la legge, cioè il contratto siglato nel 2006 tra Stretto di Messina e Eurolink decadrà». Anche perchè il Governo ha deciso martedì scorso di non prorogare il termine del primo marzo come invece richiesto dal Contraente generale. Scende il sipario, quindi, sul “sogno” o “incubo”, secondo i punti di vista, del collegamento stabile tra le sponde di Sicilia e Calabria. Un’opera che non sarà realizzata ma che è costata dal giugno 1981 (anno di costituzione della società Stretto di Messina) ad oggi circa 300 milioni tra ricerca e sviluppo, stato di fattibilità, progettazione e bando di 4 gare internazionali. Un progetto che ha preso forma nel lontano 1968 (quando l’Anas bandì il concorso internazionale di idee), ma che si è concretizzato negli ultimi 10 anni, a partire dall’approvazione del progetto preliminare da parte del Cipe nell’agosto 2003. «È stata ed è un’opportunità straordinaria per la scienza e l’ingegneria», sostengono i 40 firmatari dell’appello lanciato al Governo. «È l’opera che può rilanciare il Sud e far arrivare fino in Sicilia l’alta velocità ferroviaria », ne sono convinti i fautori del Ponte. «È il più colossale spreco di risorse, è il progetto più insostenibile e inutile, sarebbe una sciagura per un’area ad altissimo rischio sismico e con ben altri problemi da risolvere», replicano i militanti del “fronte del No”. Il Ponte, che avrebbe dovuto unire due regioni, è stato sempre visto come pomo della discordia, soprattutto a Messina, la città che in teoria avrebbe dovuto più di tutte beneficiarne e che più di tutte, in realtà, ha temuto gli effetti del fortissimo impatto dei cantieri sul territorio. Per decenni il Ponte ha riscosso consensi, anche tra quelle forze politiche e quei sindacati che successivamente hanno cambiato idea. E se è vero che l’opera venne bloccata nel 2006 dal governo Prodi (lo stesso Prodi che era stato sempre d’accordo con la costruzione del Ponte, così come Rutelli e D’Alema), in realtà non fu mai cancellata. L’iter, dopo la temporanea interruzione, riprese sotto il governo Berlusconi nel 2008, fino all’avvio della progettazione definitiva nel 2010. Il 2 novembre 2012 il premier Mario Monti ha chiesto alle due società (Stretto di Messina ed Eurolink) di recepire, attraverso un atto aggiuntivo, una serie di clausole tra cui la sospensione dell’opera per due anni «senza che si debbano pagare all’appaltatore penali per i ritardi». Una decisione contestata da Eurolink, che ha subito dichiarato il recesso del contratto e impugnato davanti al Tar l’opposizione della “Stretto” al recesso. A questo punto, secondo il Governo, Eurolink sarà risarcita solo di alcune decine di milioni per gli studi di fattibilità e le spese del progetto, e non verranno pagate le costosissime penali da più parti paventate. Sulla vicenda, tuttavia, si aprirà un confronto in sede giurisdizionale. Mentre sarà inevitabile il provvedimento di messa in liquidazione della Stretto di Messina da parte del Consiglio dei ministri.