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«La casa non la pago»
Il Comune continua
a perdere soldi

Un Comune come quello di Messina, il terzo per popolazione in Sicilia, il tredicesimo in Italia, non arriva sull’orlo del fallimento per caso. Perché non nascono per caso certi buchi in un bilancio che fa acqua da tutte le parti. Le storture sono tante nella macchina amministrativa di Palazzo Zanca, dalle società partecipate all’incapacità di dismettere il patrimonio immobiliare, passando per la fatica enorme che si fa nel riscuotere i tributi. In questo quadro si inserisce quella terra di nessuno rappresentata dagli alloggi di edilizia residenziale pubblica, di proprietà del Comune e affittati a quei soggetti che possiedono il relativo titolo giuridico idoneo. Il dato che emerge dalla relazione che l’ex dirigente al Patrimonio Vincenzo Schiera ha redatto nelle scorse settimane è sconfortante: la previsione di entrata relativa agli alloggi di edilizia residenziale pubblica ed agli alloggi acquisiti dallo Stato «risulta essere pari a 1 milione 18 mila 370 euro, mentre le somme realmente riscosse risultano essere pari a 278 mila 208 euro, quindi le somme da riscuotere risultano essere pari a 740 mila 161 euro». Un buco enorme, frutto delle morosità. Più di metà di questa cifra, altro grave aspetto, è relativa ad alloggi le cui somme da accertare sono in fase di elaborazione, per poco più di 360 mila euro. Tra le morosità già accertate, invece, spiccano due casi su tutti: le case ex Iacp legge 311, 117.512 euro di somme non riscosse, e le case Arcobaleno di Santa Lucia sopra Contesse, 103.216 euro. Questi gli alloggi che completano il triste elenco: botteghe Iacp (31.361 euro), Camaro San Paolo (29.511 euro), Annunziata (27.176 euro), Gravitelli (19.260 euro), alloggi regionali (13.098 euro), ex Ferrovieri (7.974 euro), Altolia (5.616 euro), Faro Superiore (2.548 euro), case basse di Santa Lucia (2.496 euro), Gesso (2.496 euro), Larderia Inferiore (2.496 euro), Tremestieri (2.428 euro), Torre Faro (2.410 euro), viale Regina Elena (2.388 euro), Bordonaro (2.003 euro), Castanea (1.068 euro), Salice (1.043 euro). Gli alloggi delle altre zone (Giampilieri, Mili San Marco, Montepiselli, Pace, Zafferia) “devono” al Comune dai 700 euro in giù. Altro caso simile è quello degli alloggi di edilizia residenziale: in questo caso la previsione d’entrata era di 332.763 euro, le somme realmente riscosse però si sono fermate a 160.169 euro, lasciando un altro buco da 172.593 euro. Così suddivisi, a partire dai casi di morosità più “spinta”: torrente Trapani (41.279 euro), Tremonti (37.513 euro), San Filippo (30.138 euro), viale Europa isolato 67 (27.986 euro), Spartà Giardino tra gli Ulivi (10.457 euro), Curcuraci (5.305 euro), case Volano di Santa Lucia (624 euro), Ancora in fase di elaborazione le somme da accertare per altri alloggi, per un totale di 19.288 euro. Questa, però, è solo la punta dell’iceberg. Perché dalla lunga relazione sugli accertamenti per l’esercizio finanziario 2012 redatta dal dipartimento Demanio e Patrimonio vengono fuori ulteriori numeri. Il canone per l’occupazione di suolo pubblico permanente (più spese di istruttoria) ha “fruttato” oltre 833 mila euro ma alla voce somme da riscuotere recita 166.215 euro. Ancor più rilevante il totale delle somme da riscuotere per quanto riguarda il canone per i passi carrabili: 222.212 euro, a fronte di un totale di somme accertate che sfiora i 350 mila euro (circa 200 le pratiche già sollecitate). L’incapacità del Comune di riscuotere queste somme è stata più volte sottolineata dalla Corte dei Conti, riportandola tra le criticità più gravi che hanno contribuito ad affossare il Comune. Il commissario Croce aveva pensato, nel novembre scorso, alla costituzione di un gruppo di lavoro «che inizi tutte le attività stragiudiziali e giudiziali dirette al recupero delle somme o al rilascio dell’immobile per morosità». Insomma, linea dura, con l’obiettivo di recuperare almeno 400 mila euro entro aprile. C’è da chiedersi però perché negli anni, in un settore così delicato in cui il clientelismo, purtroppo, è riuscito anche qui a gettare le proprie ombre, la linea dura non sia mai stata adottata.   

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