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Quando la scuola non va,
due plessi nel mirino

Un unico stanzone di circa 45mq per ben ventotto alunni, di cui due disabili, che necessitano dell’insegnante di sostegno. Presumibilmente si tratta di un vecchio magazzino, è comunicante con la strada privo di destinazione e di agibilità per uso scolastico  Pessima anche la situazione dei servizi  igienici:  un unico bagno di cui si servono promiscuamente tutti gli alunni e gli insegnanti. A chiedere l’immediato e urgente trasferimento della scuola in locali idonei, dopo un accurato sopralluogo,  nei giorni scorsi la responsabile dell’asp per l’igiene e l’educazione sanitaria scolastica Maria Gabriella Caruso  che in una nota al commissario straordinario Croce  spiega di aver verificato anche che l’impianto elettrico non è a norma,  che i soffitti sono di altezza inferiore a quella prevista dalla normativa e che i muri perimetrali sono intrisi di umidità. Inoltre- aggiunge il consigliere della terza circoscrizione Santi Interdonato l’immobile di Via Piemonte, destinato ad ospitare la scuola per l’infanzia dell’istituto comprensivo Manzoni-Dina e Clarenza, è di  proprietà di un privato, quindi Palazzo Zanca paga un canone di locazione. La proposta dello stesso consigliere, della dirigente scolastica Carmela Lipari supportata da un ulteriore sopralluogo della stessa Caruso,     sarebbe quella di  trasferire i banbini nelle aule a pianterreno del plesso scolastico “Pirandello” in via Catania, anch’esso facente parte dell’Istituto Comprensivo “Manzoni – Dina e Clarenza” ma rientrante nel patrimonio comunale. Ma secondo il Dipartimento di Edilizia Scolastica i lavori di adeguamento si aggirerebbero su 30mila euro e tale somma non è disponibile. Secondo Interdonato però in prima battuta si potrebbero avviare   degli interventi minimi porgramandogli ulteriori labri necessari impegnadole somme risoramiated alla ceazioendel raportod i caione. Inerdoant invita icosario a trovare unasoceione con urgenza visto che la nota dellasp è chiara e che lquela di via pieminte è una scula da chidere. 

Quella odierna doveva essere una normale giornata di studio, si è trasformata poi nella decisione unanime di non entrare in classe. Proprio le aule in questo caso rappresentano le tristi protagoniste di una situazione che nel corso del tempo è diventata insostenibile. I ragazzi sono costretti a tenere il cappotto  perché le stufe non possono entrare in funzione a causa di un impianto elettrico non adeguato. Le serrande e le tapparelle restano soltanto un pallido ricordo, mentre al loro posto cartoni e cartine geografiche diventano la soluzione improvvisata da chi tenta di ripararsi dagli spifferi. Il gelo soprattutto in questi giorni è all’origine di casi di bronchite ed influenza. Inesistenti le porte dei bagni. Non manca, invece, la presenza dell’acqua piovana che dopo i temporali risiede corposa davanti l’entrata dell’edificio che così non può essere raggiunta. Un’insegnante ci spiega come l’Albino Luciani doveva essere un “segno di riscatto per il quartiere” invece sembra aver preso le sembianze di una realtà  caratterizzata dal completo degrado. Il parroco della chiesa di SS Salvatore  non si è voluto tirare indietro davanti alla protesta, manifestando piena solidarietà ai contestatori. Non mancano all’appello alcuni consiglieri della 3 circoscrizione, perché quello che doveva rappresentare un trampolino di riscatto sociale è diventato piuttosto un incentivo alla dispersione scolastica. Il dirigente dell’istituto dal canto suo ricorda come le responsabilità vadano ripartite tra tutti: amministrazione comunale, genitori ed alunni. Intanto, la protesta continuerà ad oltranza o almeno fino a quando non si arriverà ad avere riposte concrete e non più promesse.   

 

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