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Finisce l’occupazione
del Teatro in Fiera

Il Teatro in fiera si richiude, nella speranza che possa essere ristrutturato e riaperto nel più breve tempo possibile. Dopo un’occupazione durata sessanta giorni, da ieri dentro l’edificio di viale della Libertà, non c’è più nessuno. Stop a dibattiti, assemblee e iniziative ludico-ricreative. «Hanno sequestrato le nostre cose, compresi i libri», gridava ieri una ragazza dall’abbigliamento variopinto. Frutto di un’operazione portata a compimento ieri mattina. Un “blitz” (parola in questo caso sgradita alle forze dell’ordine), che molti si attendevano. Scattato intorno alle 9, quando nelle sale del “Pinelli” c’erano soltanto sette persone che avevano trascorso la notte. Pessimo il risveglio. «Venite, ci stanno buttando fuori», ha scritto in un sms uno degli irriducibili inviandolo a chi, in quel momento, era “assente”. Gli agenti del reparto Celere, giunti da Catania e Reggio Calabria, i colleghi della Digos di Messina, coordinati dal dirigente Michele Pontoriero, e i carabinieri, guidati dal capitano Giovanni Mennella, hanno semplicemente svolto i loro doveri: eseguire l’ordine di sgombero firmato dal gip Daniela Urbani, notificare dieci avvisi di garanzia siglati dal sostituto procuratore Diego Capece Minutolo, e invitare i pochi occupanti a sloggiare. Tutto, comunque, si è svolto in maniera tranquilla e pacifica. Ha prevalso il dialogo. I ragazzi hanno varcato per l’ultima volta il portone d’ingresso che si affaccia sul viale della Libertà. Davanti a loro le camionette della polizia parcheggiate lungo i binari del tram. A poca distanza gli altri compagni di viaggio, con cui, per tanti giorni, hanno condiviso un’esperienza indimenticabile. Immancabili fotografi, giornalisti e curiosi. Affollato il marciapiede che conduce allo spiazzo davanti alla Fiera. Nessun problema di sorta, quindi. Fino alle 11, quando i manifestanti hanno attuato una forma di protesta fino a quel momento inaspettata. Dieci, forse venti persone, hanno deciso di attraversare la strada sulle strisce bianche. Avanti e indietro. Pian pianino. «Vogliamo cultura, ci danno polizia. È questa la loro democrazia », cantavano i “pedoni”. Il ritornello si alternava a un altro motivetto: «Il “Pinelli” non si tocca e noi lo difenderemo con la lotta». Come a dire: ci avete mandato via, ma non finisce qui! Tutto questo sotto gli occhi dei vigili urbani, impegnati a disciplinare la circolazione veicolare. Inevitabili le ripercussioni. Un primo Tir, diretto agli imbarcaderi privati, è stato costretto ad alzare bandiera bianca e fermarsi a una manciata di metri dal Teatro in Fiera. Le automobili (compresa quella del servizio di scorta di un magistrato messinese della Dda, che però non era a bordo) sono state dirottate su una via trasversale al viale della Libertà. Un pannicello caldo: perché in pochissimo tempo la fila dei mezzi pesanti è cresciuta a dismisura. Non solo: a spargere sale grosso sulla ferita il concomitante corteo dei lavoratori Aicon, diretto a piazza Castronovo. La situazione è precipitata man mano che attraccavano alla Rada San Francesco le bidirezionali della “Caronte & Tourist”. Unica soluzione, far utilizzare il bacino di Tremestieri alle navi che trasportavano Tir e obbligare i veicoli “leggeri” che sbarcavano da Villa San Giovanni sul viale della Libertà a imboccare il viale Giostra. Il caos si è protratto fino alle 16, quando, complici la pioggia battente e l’assemblea pubblica indetta dai manifestanti, il blocco davanti al Teatro è stato rimosso. Gli ormai ex occupanti si sono radunati in prossimità della biglietteria. Sono stati protagonisti di un animato dibattito. Obiettivo: stabilire il da farsi. Alla fine è stata concordata la strategia di non mollare la presa e rimanere in presidio all’esterno di quel “Pinelli” ormai inaccessibile, impenetrabile. In serata un’auto della Guardia di finanza stazionava di fronte all’ingresso del teatro. Difficile, per molti, accettare lo smacco della dis-occupazione. «Vedremo se veramente partiranno questi benedetti lavori di recupero», ha affermato un trentenne al termine del faccia a faccia. La palla passa quindi ad altri. Fuor di dubbio che se il gioiello tornerà a splendere sarà anche merito di chi, dallo scorso dicembre, ha riacceso i riflettori su un Teatro rimasto nell’oscurità. In tutti i sensi.   

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