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Hanno sfidato il
gelo per dare un
segnale alla città

real cittadella

Visitare Forte San Salvatore, arrivare ai piedi della Madonnina significa vedere Messina da una prospettiva diversa, inconsueta, e restarne rapiti, anche in una giornata fredda e ventosa come quella di ieri che ha però regalato lo spettacolo dei Peloritani innevati e avvolti dalle nuvole. Ed erano davvero tanti i messinesi che ieri mattina, sfidando il gelo dello Stretto, hanno partecipato alla visita guidata al Forte, organizzata dal network Zda “Zona D’Arte Zona Falcata“, nato proprio per la riqualificazione della Falce e che ha aderito al progetto di “Vento dello Stretto”, presentato poco più di una settimana fa e alla sua prima iniziativa pubblica. L’evento, organizzato con la collaborazione del Rotaract Messina, dell’associazione Amici del Museo, dell’Istituto italiano dei Castelli e della Cea Sicilia onlus, è stato possibile grazie alla disponibilità del Comando Maridist, e il Capitano di Vascello Santo Legrottaglie, nell’accogliere i tantissimi accorsi per ammirare un luogo sconosciuto ai più, ha affermato che «il Forte è una bellezza di tutti, che noi custodiamo ma che deve essere un bene comune per la città». «Che se sollecitata e invitata a partecipare risponde sempre – ha osservato Piero Adamo, rappresentante di “Vento dello Stretto” – come è successo per le passate edizioni della Notte della Cultura, che purtroppo quest’anno è saltata. Noi abbiamo voluto riproporre la visita come momento di riappropriazione della nostra memoria, a differenza della Real Cittadella, distrutta dall’incuria e dalla mala politica e che già in passato Zda ha fatto scoprire ai messinesi, questo bene è perfettamente conservato grazie anche all’attenzione ed alle cure prestate dalla Marina Militare, ma è necessario recuperare tutta l’area della Falce, dalla cui rigenerazione, sempre nel rispetto dell’ambiente e del territorio, passa inevitabilmente il rilancio di Messina». Ad accompagnare i tanti visitatori nel percorso alla scoperta del Forte è stato il prof. Franz Riccobono che ha mostrato i particolari più significativi a cominciare dalla lapide del 1614 che sormonta la porta d’ingresso in cui è visibile un’iscrizione in spagnolo e uno stemma asburgico. «Voluto da Carlo V per rendere più efficace la difesa del porto e della città – ha spiegato Riccobono – il Forte sorge sul sito precedentemente occupato da una antichissima torre dedicata a S. Anna, dove venne edificato il monastero basiliano di S. Salvatore. Il Castello era costituito da due corpi di fabbrica, Forte Campana, che al suo interno includeva la torre di S. Anna dove nel 1934 fu costruita la stele della Madonnina, divenuta simbolo per i siciliani in arrivo e partenza, ed un più cospicuo fabbricato situato a nord». E Forte Campana, con le sue sale, i suo cunicoli, è un luogo suggestivo e ricco di storia, come tutta la Falce, che ha rappresentato da sempre il cuore pulsante della città, capace di ispirare miti e leggende e ora giace come abbandonata a se stessa, basti pensare che per arrivare al Forte San Salvatore bisogna attraversare metri e metri di degrado e macerie che avvolgono anche la memoria della città.

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