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Il “manifesto” di
Croce tra tagli
e aumenti

Dopo le misure correttive, dal commissario Luigi Croce e dai suoi quattro esperti arrivano “ri - flessioni e proposte” su come, di fatto, traghettare il Comune verso l’uscita dal tunnel. «Sembra un programma elettorale», ironizzava ieri mattina qualche consigliere comunale. Si tratta di un corposo documento (quasi trenta pagine) nel quale i quattro esperti di Croce, Nino Dalmazio, Luigi Saccà, Paolo Tomasello e Luigi Montalbano, offrono indicazioni anche su «eventuali emendamenti da apportare al piano decennale di riequilibrio economico-finanziario », che stamattina verrà dibattuto dal consiglio comunale (va votato entro lunedì). Indicazioni su cosa e come fare, su dove e quanto rivedere entrate e uscite del Comune, evidentemente ben oltre la scadenza del mandato di Croce, che a fine maggio dovrà cedere la fascia tricolore al nuovo sindaco. Ovviamente alla base di tutto ci sono gli aiuti di Stato e Regione che, nelle previsioni di Palazzo Zanca, dovrebbero portare nelle casse circa 100 milioni (da restituire però in dieci e cinque anni). Se non dovessero arrivare i fondi – ciò che accadrebbe se non dovesse essere approvato dal Ministero il piano di riequilibrio –cosa succederebbe? Il Comune dovrebbe dimostrare, sostanzialmente, di farcela da solo oppure, viene spiegato nel documento, dichiarare il dissesto. Il “manifesto” di Croce indica tutta una serie di percorsi da seguire per rendere Palazzo Zanca un Comune virtuoso. Puntando sulla trasparenza e la pubblicità degli atti, sulla «soddisfazione del cittadino» e su «contributi utili per lo sviluppo dell’economia locale», su «correttivi per la riduzione delle spese direttamente o indirettamente a carico delle imprese e della società messinese». Molti i passaggi della relazione di Croce e del suo staff destinati a far discutere, specie se dovessero trovare traduzione concreta in atti formali. Secondo il commissario il Comune e le aziende comunali, ad esempio, «dovranno sospendere, previa concertazione sindacale, per almeno cinque anni, la fruizione degli scatti di anzianità e degli automatismi relativi alle progressioni di carriera», escludendo i dipendenti con retribuzione lorda annua inferiore ai 20 mila euro. Ricorre spesso un verbo: “ri - durre”. Cosa? I dipartimenti del Comune, le spese telefoniche, la spesa di rappresentanza, le spese di energia, quelle per hardware e software. E poi dismettere tutte le partecipazioni azionarie tranne quelle di Amam, MessinAmbiente e Ato3, costituire un gruppo di lavoro interno all’Ufficio tributi per accertare i pregressi di Tarsu e Ici e l’Imu inevasa o non pagata. Un altro assunto chiave e piuttosto basilare delle “riflessioni e proposte” di Croce è quello per cui senza realizzare maggiori entrate difficilmente si potrà salvare il Comune. E qui si apre un’altra pagina “dolorosa” per i messinesi – anche se dobbiamo specificare che il documento è solo una dichiarazione d’intenti e non un atto esecutivo. Ecco, allora, che al verbo “ridurre” se ne sostituisce uno molto meno gradevole: “au - mentare”. Nello specifico, secondo Croce vanno aumentati del 100%i canoni per la concessione dei passi carrabili e della Cosap festività; del 100 % i prezzi di tutti i gratta e sosta; da un minimo del 50 % ad un massimo del 70 l’im - posta sulla pubblicità; del 50 % la fornitura dell’acqua «per tutte le categorie di utenze e solo sui consumi », adempimento però per il quale l’ultima parola spetterebbe all’Amam. E poi, approntare il regolamento per la Tares (Tariffa del servizio gestione rifiuti solidi urbani) e applicare la maggiorazione dello 0,30 o dello 0,40 della tariffa stessa, al netto della riduzione dei trasferimenti statali. Non finisce qui: aumentare del 100 % i diritti di ufficio per il rilascio atti di edilizia e urbanistica, di «almeno» il 100 % la tariffa per prestazioni urbanistiche, del 30  % la Cosap mercati e del 20 % i canoni per occupazione suolo pubblico, «nella misura minima» del 50 % va aumentato anche il contributo per il rilascio di concessioni edilizie. Ma anche «adeguare le tariffe o i corrispettivi dei servizi a domanda individuale almeno al 36 % del costo complessivo della gestione del servizio». Non sono esenti i servizi sociali (altro passaggio “impopolare”): «Si ritiene di poter realizzare una riduzione nella misura del 30 % della spesa complessivamente sostenuta nell’anno 2012 di 23 milioni circa, oltre ai costi di personale direttamente impiegato e gli oneri finanziari». Insomma quei tagli che, se queste sono le premesse, potrebbero concretizzarsi già nei bandi di gara dei servizi sociali per i prossimi appalti. Croce e i suoi esperti immaginano anche di aumentare il prezzo dei biglietti Atm fino a 2 euro e 50 per la corsa semplice (attualmente è 1 euro e 20 centesimi!). Aumento che appare in contraddizione sia col servizio pressoché nullo offerto dall’azienda, sia con quanto scrive si legge nello stesso documento: «Dovrà essere approntato un nuovo piano tariffario che incentivi l’uso del mezzo pubblico alternativo al mezzo privato per realizzare un significativo decongestionamento del traffico cittadino». Come incentivare gli utenti con un biglietto a 2,50 euro? «Agevolando gli abbonamenti », è la risposta. Ci sia consentita qualche perplessità. Per il resto, confermata l’idea di liquidare l’Atm, così come la necessità di sanare una volta per tutte il contenzioso tra Ato3 e MessinAmbiente. Con queste misure, è la conclusione, si risparmierebbero in totale oltre 43 milioni e si otterrebbero maggiori entrate per più di 30 milioni. Forse il Comune si salverebbe pure. Il palazzo. La città, però, è un’altra cosa.

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