La fiducia viene riposta nel prefetto, nella buona politica e nella città, ma la protesta va avanti cosi come il presidio nella stanza del presidente Luciano Ordile, con il quale i sindacati hanno tentato invano di avere un confronto serio. Slc cgil, uilcom uil, fials cisal e sadirs le sigle che combattano la battaglia a fianco dei lavoratori del teatro Vittorio Emanuele. Da oggi i messinesi potranno leggere, affissa sui muri di tutta la città, la lettera scritta dalle segreterie provinciali per far conoscere le ragioni della lotta, ma anche per ottenere più attenzione. I numeri sono chiari. Non è vero che la crisi del teatro potrebbe essere risolta se si sbloccassero i tremilioni e mezzo di euro fermi ancora alla regione a causa dei ritardi – aggiungono i sindacati- con cui sono stati presentati i bilanci. Infatti i debiti accumulati dall’ente nel 2011 e nel 2012 ammontano a cinquemilioni di euro, ed è di questi giorni la notizia che ci sono persino difficoltà a pagare le utenze. Per i sindacati le colpe sono attribuibili esclusivamente ai dirigenti e le vittime sono i lavoratori tutti. Per entrare nello specifico: i lavoratori in organico che percepiscono lo stipendio in ritardo; gli stagionali, i cui contratti sono stati ridotti da 10 a 4 mesi; i precari che nel 2013 lavoreranno solo 30 giorni; le compagnie che ancora aspettano i compensi dalla scorsa stagione; i professori d’orchestra che saranno impegnati forse per soli 40 giorni in tuta la stagione; i fornitori a cui non vengono pagate le fatture; e quindi maschere, uscieri, centralinisti e tecnici che, come i jolly, svolgono anche altre mansioni per mandare avanti il teatro che non ha ancora una pianta organica. I sindacati ribadiscono che indietro non si torna e che è il momento di cambiare, di uscire dalle logiche politiche delle nomine per appartenenze e non per competenze e annunciano che la protesta non sarà interrotta fino quando non sarà loro permesso un incontro con un interlocutore che abbia gli strumenti per mantenere le eventuali promesse.