Il documento finanziario prevede impegni per complessivi 392 milioni di euro a fronte di 438 milioni di euro di risorse. Ma entriamo nel dettaglio dei provvedimenti che dovranno portare al risanamento delle casse di Palazzo Zanca nei prossimi dieci anni. Il Piano serve, infatti, a dimostrare al Governo che Messina è in grado di restituire i 53 milioni di euro che dovrebbero arrivare da Roma grazie al Salva Comuni e al Fondo di Rotazione (a cui è poi collegato anche il Salva Comuni regionale che prevede un altro “prestito” di 33 milioni di euro). Nella speranza che risponda alle stringenti linee guida del Ministero e della Corte dei Conti che dovranno esprimersi sul piano. Detto dei 15 milioni di euro all’anno che dovranno arrivare dall’Amam (sempre che ci sia il via libera del Consiglio comunale), il Piano di riequilibrio si basa sull’incasso e sull’aumento delle imposte locale. Sempre al massimo le aliquote dell’Imu dalla quale Palazzo Zanca conta di recuperare 21 milioni in più nei prossimi cinque anni (oltre 4 milioni all’anno) rispetto all’incasso attuale. Quindi c’è la Tares, che di fatto sostituirà la Tarsu, e nel prossimo decennio dovrebbe portare un incasso di 9.4 milioni all’anno. Altro pilastro del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale 2013-2022 i tagli alla spesa, a cominciare dalle politiche sul personale. Nei prossimi dieci anni, infatti, saranno 732 i dipendenti di Palazzo Zanca ad andare in pensione per vecchiaia (sui 1.896 attuali): ciò consentirà un risparmio di 25,5 milioni di euro. Un milione in 4 anni dovrebbe essere, invece, risparmiato per i fitti passivi, mentre la conclusione dei mutui consentirà di risparmiare sempre in dieci anni ben 12 milioni di euro. La riduzione obbligatoria dei servizi frutterà 58 milioni di euro in 10 anni, mentre per quanto riguarda i servizi a domanda individuale l’incremento delle entrate porterà nelle casse di Palazzo Zanca 36 milioni di euro. Ben 44 milioni nei 10 anni dovrebbero, invece arrivare dall’alienazione degli immobili comunali. Sempre nel documento vengono riportati i debiti fuori bilancio saliti a 74 milioni di euro, mentre c’è da aggiungere la somma di “debiti potenziali” stimata, sempre nell’atto, in 200 milioni di euro con giudizi pendenti tra cui quello che riguarda il Gruppo Franza che nel complesso chiede risarcimenti pari a 140 milioni di euro per l’ormai noto affare stadi e Messina.