E siamo a quattro. Sul tavolo delle prossime elezioni per il nuovo rettore adesso c’è un poker di candidati. E così, dopo il neurologo Giuseppe Vita, l’economista Pietro Navarra, il latinista Giovanni Cupaiuolo anche l’amministrativista Antonio Romano Tassone ha ufficializzato la sua discesa in campo verso l’ermellino e lo ha fatto scegliendo le stesse modalità degli altri, ovvero con una nota inviata ai docenti, al personale tecnicno-amministrativo e agli studenti. Le ragioni sono legate «alla straordinaria situazione in cui versa, insieme a gran parte degli Atenei italiani (specie meridionali), l’Università di Messina – scrive Romano Tassone –. Situazione, che, in sintesi estrema, presenta oggi, tra gli altri, due aspetti di densa criticità: l’esigenza di portare felicemente a compimento il disegno riformatore iniziato con la revisione dello statuto; la necessità di colmare il grave deficit di fiducia che ha colpito, negli ultimi anni, anche il nostro Ateneo. Ritengo sia a tutti evidente – continua – che il periodo di crisi delle università italiane in generale, e del nostro Ateneo in particolare, sia tutt’altro che concluso con il compimento della stagione di riforma statutaria. I momenti più significativi (ed insidiosi) di questa trasformazione sono infatti tuttora davanti a noi. In primo luogo – e sicuramente – è ancora tutto da definire (perché in effetti tutto ancora da costruire) il concreto assetto delle strutture disegnate negli atti statutari, la cui natura “costituzionale” presuppone ed implica una fisiologica ampia indeterminatezza realizzativa, che verrà risolvendosi e concentrandosi solo ad opera delle decisioni operative (da intendere anche come inerzie operative) del prossimo futuro. In secondo ma non secondario luogo, vi è il rischio incombente che il disegno organico appena stilato debba essere presto radicalmente rivisto, perché non più compatibile con le condizioni economiche del sistema universitario italiano. La non breve stagione che ci attende si profila quindi, più che in ogni altro momento, carica di incognite e di pericoli per la nostra Università. Le sorti dell’Ateneo dipenderanno, per di più, dalla adeguata conduzione di vicende di carattere amministrativo, la cui portata e le cui ricadute non sono sempre immediatamente percepibili da chi non possegga una piena conoscenza della struttura e delle dinamiche delle amministrazioni pubbliche. E la corretta ed ordinata attuazione del disegno innovativo tracciato dallo Statuto costituisce la premessa indispensabile per evitare un arresto nello sviluppo dell’Ateneo, e dare positive risposte alle legittime aspettative di quanti – studenti, laureati, giovani ricercatori – ripongono e riporranno nell’Università di Messina le proprie speranze di futuro. Non è questo, pertanto, il momento in cui chi possegga esperienza e competenze specifiche in campo amministrativo possa tranquillamente estraniarsi dalle vicende accademiche, confidando che il loro corso fluisca placidamente in un alveo conosciuto e controllato ».
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