Riunione fiume notturna in via dell’Umiltà dove la triade che ha governato la composizione delle liste elettorali alla fine, recependo il suggerimento dello stesso Berlusconi, ha detto no in blocco alle deroghe. Niente “salvacondotto” per nessuno: restano così fuori ottanta parlamentari (tra i senatori siciliani, La Loggia, Battaglia, D’Alì, Firrarello e Nania). Non si sarebbe salvato neppure l’ex ministro Antonio Martino, mentre si è fatta eccezione per il presidente del Senato, Renato Schifani e Stefania Prestigiacomo, pur avendo entrambi più di tre legislature. Rimane solo l’eventualità di “ripescaggio” per pochissimi, non più di 5 o 6, che Berlusconi si è riservato di valutare per meriti straordinari. Intanto il clima è rovente nelle altre forze. Ieri i deputati dissidenti di Grande Sud (che non hanno gradito l’alleanza con il PdL) hanno preso strade diverse, pur sposando la causa del centrosinistra: un paio dialogano col Centro democratico di Tabacci, altri con i Moderati di Portas. Infine nel Movimento socialista Territorio il capogruppo Di Pasquale sarebbe stato messo in minoranza per le sue trattative con Centro democratico mentre gli altri deputati intendono invece sostenere senza azioni ondivaghe la linea della lista Crocetta, pur mantenendo l’assoluta e piena autonomia.