Il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro ha concluso l’inchiesta che vede indagati otto medici con l’ipotesi di reato di omicidio colposo in relazione al decesso di un paziente, Walter Carmelo Rocca, che morì al Policlinico il 27 gennaio del 2007 dopo un primo ricovero all’ospedale di Noto, a causa di una perforazione intestinale secondo l’accusa non diagnosticata in tempo. La vicenda è complessa, e s’è già tenuto nei mesi scorsi un incidente probatorio davanti al gip Massimiliano Micali, il quale ha affidato una perizia al prof. Giulio Di Mizio, docente di Medicina legale all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, e al prof. Ubaldo Prati, specialista in Chirurgia generale e toracica al centro “T. Campanella” di Catanzaro. Si tratta di tre medici dell’ospedale di Noto e cinque sanitari del Policlinico di Messina, ovvero di chi si occupò del caso nelle varie fasi della degenza (questo giornale per propria scelta deontologica non pubblica i nomi dei medici coinvolti in inchieste sanitarie se non dopo il primo vaglio processuale dell’udienza preliminare, n.d.r.). Il collegio di difesa dei medici è composto dagli avvocati Glauco Reale, Corrado Valvo, Vincenzo Mellia, Letterio D’Andrea, Alberto Gullino, Antonio Centorrino, Nino Favazzo, Maria Claudia Giordano e Franco Restuccia. La graduazione delle responsabilità secondo la procura peloritana è differente per i camici bianchi di Noto e Messina. I primi due in servizio a Noto avrebbero formulato un’errata diagnosi di stipsi ostinata, disponendo l’e s e c uzione di un clistere, ed avrebbero omesso di rilevare i chiari sintomi di prolungata occlusione con perforazione intestinale e di peritonite; di conseguenza non avrebbero formulato una corretta diagnosi di peritonite né avrebbero optato per un intervento chirurgico d’urgenza. Il terzo medico in servizio all’ospedale di Noto avrebbe eseguito in modo errato ed incompleto l’esame radiografico all’addome del paziente, e non avrebbe evidenziato una serie di particolari che avrebbero contribuito ad orientare i medici verso una corretta diagnosi di addome acuto e di peritonite. Differente la contestazione accusatoria agli altri cinque medici indagati, in servizio all’epoca dei fatti tutti al Policlinico universitario di Messina: secondo la procura peloritana pur avendo riscontrato un generale quadro settico nel paziente, dovuto alla perforazione intestinale e ad una peritonite, avrebbero omesso di procedere all’indicazione e all’esecuzione immediata e d’urgenza dell’intervento chirurgico, delegando il compito ad un collega della Chirurgia generale, ritardando in questo modo di alcune ore l’e s e c u z i one dell’intervento chirurgico. La vicenda del povero giovane Walter Carmelo Rocca si dipanò tra il 23 e il 27 gennaio del 2007. Dopo un primo ricovero d’urgenza al nosocomio di Noto il giovane venne trasferito - troppo in ritardo secondo l’accusa - al Policlinico di Messina, ma le sue condizioni peggiorarono progressivamente sino a sfociare in uno stato settico generalizzato e irreversibile, che purtroppo ne provocarono la morte il 27 gennaio del 2007. Dalla denuncia dei familiari scaturì un’inchiesta, che adesso s’è conclusa dopo un lungo iter.
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