Un’ordinanza di sgombero dirompente, dagli effetti dolorosi per chi vive e lavora nell’edificio a cinque piani, al civico 148, isolato 124 di via Giordano Bruno. In gioco prime case e contratti d’affitto, risparmi di una vita ed investimenti. Ma il provvedimento indirizzato il 24 dicembre dal Comune all’amministratore del condominio, firmato dal dipartimento Tutela incolumità pubblica e privata e dal commissario Luigi Croce, alla luce degli atti accumulati, appare un atto dovuto, inevitabile. Alla base c’è di tutto e di più: gli accertamenti e le perizie del Comune e dei Vigili del fuoco, le consulenze tecniche d’ufficio del Tribunale civile e la prima sentenza parziale emessa dallo stesso in merito alla delicatissima vicenda, il 17 febbraio 2011. La causa, che prosegue in primo grado, è incentrata sulle responsabilità all’origine della “situazione di pericolo per condizioni di dissesto del fabbricato”. In questa fase, il Tribunale ha dichiarato, tra l’altro, ex articolo 1227 del codice civile, l’illegittimità della sopraelevazione di un piano, eseguita nei primi anni 90, prescrivendo di verificare se l’unico rimedio sia demolire il corpo aggiunto, «o se a detti inconvenienti possa porsi rimedio attraverso opere di consolidamento». Va anche riferito che, da parte loro, gli autori della sopraelevazione hanno addebitato la causa principale del dissesto ai successivi lavori interni, eseguiti nel 1996, dalla banca allora presente, la Bnl, nel piano cantinato. Tesi che potrà e dovrà essere dimostrata appieno nel giudizio. Intanto si è aperta una questione di protezione civile, umana e sociale, di grandi proporzioni per 19 condomini, tra cui una dozzina di famiglie residenti, e per varie realtà professionali e commerciali che nell’intero isolato operano.
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