Ieri si è tenuto un vertice a Palazzo del Governo, presenti, assieme al prefetto Stefano Trotta e al capo di gabinetto Filippo Romano, il commissario dell’Ente porto Bruno Manfrè, il presidente e il segretario generale dell’Auto - rità portuale Antonino De Simone e Francesco Di Sarcina. L’incon - tro era stato richiesto da De Simone e rientra nell’ambito delle iniziative che il prefetto Trotta ha assunto fin dai primi giorni del suo insediamento, ritagliandosi un ruolo indispensabile di garanzia istituzionale in una delle fasi più tormentate della storia cittadina. In realtà, nessuno poteva e può dare risposte qui a Messina, se da Palermo non si fa chiarezza. Lo ha detto con assoluta onestà l’ing. Manfrè al quale, oltre al delicato compito del coordinamento della Protezione civile messinese, è stato di recente assegnato l’incarico di commissario dell’Ente Porto. Ma al momento è un incarico vuoto, che pare rispecchiare l’inutili - tà dello stesso Ente autonomo regionale, organismo che non ha ragion d’essere e serve solo agli “au - tonomisti” di facciata per rivendicare una sorta di orgoglio siciliano nei confronti dello Stato italiano. Ma alla fine a rimetterci è la nostra città, in barba a qualsiasi principio dell’Autonomia. Manfrè è commissario ad acta e dovrebbe occuparsi di garantire il pagamento degli stipendi al personale (quasi inesistente) e l’eventuale stesura del bilancio. Ma non può, ad esempio, incidere sull’unico atto rilevante portato avanti dall’Ente Porto negli ultimi anni: gli interventi di rimozione dell’ex stazione di degassifica, la causa del grave inquinamento di cui ha sofferto la Zona falcata all’inizio del Duemila. La gara è stata addirittura espletata da circa un anno ma nessuno può procedere alla consegna dei lavori alla ditta appaltatrice. A questo punto, dunque, o Crocetta modifica il decreto firmato da Lombardo e amplia la sfera delle competenze al commissario oppure decide di fare quello che da anni si chiede al Governo regionale: la soppressione dell’Ente Porto.