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Droga e armi, sono
definitive 6 condanne
per i trafficanti

op. imbuto

Dopo il passaggio in Cassazione di ieri diventano definitive sei condanne per l’operazione “Im - buto”, il maxi traffico di droga e armi gestito in città dai clan Ferrante e Arena-Coniglio tra il 2003 e il 2004. Mentre per altri tre imputati è stato deciso l’annulla - mento senza rinvio, con un nuovo passaggio processuale a Reggio Calabria per un motivo molto particolare: due di loro nel corso dei tre gradi di giudizio - semplificando -, hanno scontato più del dovuto, e si dovrà rideterminare la pena per vedere l’eccedenza. È stata la seconda sezione penale della Cassazione ad essere impegnata nell’ultimo atto della vasta operazione antidroga. Erano in tutto nove, dei venticinque imputati iniziali, quelli coinvolti in Cassazione, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e di una lunga serie di episodi singoli di spaccio di sostanze stupefacenti: Santi Ferrante, Giovanni Arena, Giuseppe Billè, Michele Coniglio, Giuseppe Manzo, Francesco Misiti, Luigi Orlando, Piero Pulio e Salvatore Alibrandi. I giudici hanno rigettato i ricorsi presentati da Arena, Alibrandi, Billè, Coniglio, Ferrante e Manzo. Quindi le condanne inflitte in appello diventano definitive. E in appello nell’ottobre dello scorso anno la sezione penale presieduta dal giudice Atilio Faranda aveva condannato Ferrante a 16 anni di reclusione, Misiti a 15 anni, Michele Coniglio a 8 anni, Orlando a 13 anni e 6 mesi, Pulio a 9 anni, Arena a 6 anni e 8 mesi, Manzo a 9 anni, Alibrandi a 8 anni, e infine Billè a 3 anni. Per Orlando, Pulio e Misiti, la Cassazione ha fatto alcuni ragionamenti giuridici abbastanza complessi, sulla scorta delle argomentazioni difensive dei loro legali, gli avvocati Salvatore Silvestro e Francesco Traclò, che sono state in pratica accolte. Cerchiamo di riassumerli. Per quanto riguarda Orlando e Misiti è stata riconosciuta la riduzione di pena per la mancata concessione del rito abbreviato nei precedenti gradi di giudizio, e per altro verso per Pulio e Misiti, in relazione ad una imputazione di tentata estorsione è stata affermata la “non penale rilevanza” dopo la riqualificazione del reato in desistenza volontaria. Per Pulio e Misiti però sarà necessario un nuovo processo davanti alla Corte d’appello di Reggio Calabria, ma solo per rideterminare la pena finale dopo la riduzione, questo perché i due hanno scontato nel corso dei tre gradi di giudizio una carcerazione superiore, e quindi si dovrà valutare l’eccedenza. L’operazione “Imbuto”, gestita dalla Dda peloritana e dal Reparto operativo dei carabinieri, il 3 dicembre del 2005 portò all’ar - resto di 37 persone mentre altri 39 erano indagati, 4 dei quali impiegati comunali, che con la complicità di colleghi abbandonavano il posto di lavoro per andare a spacciare. La droga –i carabinieri ne sequestrarono 15 chili a Giovanni Arena il 14 marzo 2003 – arrivava da Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove risiedeva Antonino Coniglio, fratello del boss Michele, il quale si riforniva da Giuseppe Manzo e dalla moglie Antonia Donesi

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