Nel corso dei secoli diversi forti terremoti si sono succeduti nell area dello stretto di Messina, oggi densamente popolata e interessata da imponenti progetti infrastrutturali. In particolare il sisma del 28 dicembre del 1908, seguito da un violento tsunami, devasto' la regione causando piu' di sessantamila vittime.
Lo studio e' pubblicato su Scientific Reports, la nuova rivista open access di Nature Publishing Group. Ora uno studio geologico-geofisico realizzato con la nave oceanografica Urania del CNR (campagna TIR10, ottobre 2010) da un team di ricercatori della Sapienza, del CNR e di altri enti di ricerca, chiarisce l'assetto strutturale dell'area per una corretta valutazione del rischio sismico e geologico. Il team ha scoperto che la regione dello Stretto di Messina e' interessata da un complesso sistema di faglie, alcune finora ignote o mal conosciute.
Inoltre si e' potuto riconoscere che nella stessa zona coesistono, su brevi distanze, regimi tettonici diversi e attivi: si e' documentato come la crosta terrestre in alcuni punti si estenda, mentre immediatamente a nord dello Stretto di Messina si contragga, con conseguenti movimenti orizzontali. La complicazione dell'area appare spiegabile perche' lo Stretto e' posizionato in una fascia di svincolo tra la discesa della crosta (o meglio litosfera) del Mar Ionio al di sotto della Calabria, fenomeno che avviene con modalita' e velocita' diverse sotto la Sicilia.
La campagna di ricerca, sponsorizzata dal Dipartimento di Scienze del sistema Terra e tecnologie per l'ambiente (Dta/Cnr) per un rilancio del Progetto Crop (Crosta Profonda), ha visto la partecipazione, oltre a docenti della Sapienza, di ricercatori degli Istituti di Scienze Marine (Ismar), Ambiente Marino Costiero (Iamc) e di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) del Cnr, e dell' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
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