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I 72 milioni che
salvano Messina
dal dissesto

Il decreto 174, con il suo maxi-emendamento votato in Senato e ormai in procinto di essere convertito in legge (dopo il passaggio alla Camera previsto entro domani),
è davvero un’ancora di salvezza per le amministrazioni che si trovano in condizioni strutturali di squilibrio finanziario. Grazie alla nuova legge si scongiura definitivamente il
dissesto, anche se ovviamente non si cancellano né i nodi da sciogliere né le responsabilità pregresse di chi ha contribuito allo sfascio dei conti dell’ente locale e delle sue aziende collegate. L’impegno dello Stato è di grande rilevanza. I Comuni, tra i quali anche quello di Messina (e di Milazzo), possono accedere a una “torta” complessiva di un miliardo e mezzo di euro, spalmati in sette anni. Nel fondo di rotazione sono previsti 90 milioni per il 2013, 190 per il 2014, 200 milioni per ciascuno degli
anni dal 2015 al 2020. Le amministrazioni possono chiedere l’anticipazione delle somme dovute, concordando un rigoroso piano di riequilibrio finanziario la cui durata massima è stata portata, grazie all’emendamento passato a Palazzo Madama, da cinque a dieci anni. C’è di più: la quota pro capite per ogni residente è salita da 200 a 300 euro, calcolando dunque la popolazione di Messina in circa 244 mila abitanti, l’importo di cui si avrebbe diritto si attesterebbe su 72 milioni, euro in più euro in meno.

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