L’ennesimo allarme. Lanciato stavolta con in mano la delibera della corte dei conti depositata ieri in segreteria. Dopo stampa e deputati regionali, il commissario Croce ha mostrato il documento ricevuto venti giorni fa anche dai segretari confederali. Oceano, Genovese e Amato hanno preso atto di ciò che Croce aveva già più volte ribadito. La situazione è grave, i margini per salvare Messina dal dissesto sono ridottissimi, il tempo stringe e il rischio default è concreto. Entro l’8 dicembre bisogna risollevare le casse del comune, presentare le misure correttive e rivedere crediti e debiti. Fare chiarezza, insomma, cercando, nel frattempo, anche la strada per salvare il comune dal dissesto. Magari sperando che la città riesca ad accedere al famoso fondo di rotazione del decreto salva comuni approvato a inizio ottobre. Un decreto che consente alle città a rischio default di presentare un piano di rientro della durata di cinque anni e di accedere a risorse che vengono messe a disposizione dallo stato. Per Messina potrebbe essere l’unica strada percorribile ma la dichiarazione di dissesto oggi potrebbe privare la città dell’opportunità di accedere a questi fondi. Ecco perché il nuovo allarme lanciato da Croce crea qualche apprensione in più. C’è il timore che questo sia davvero il preludio al dissesto. Nel documento ci sono passaggi molto pesanti sulla gestione delle casse del comune e sulle valutazioni di carattere contabile. Palazzo Zanca potrebbe essere finito in una strada senza uscita. Qualche speranza però c’è ancora. E serve grande senso di responsabilità in questa fase.