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Riparte il presidio dei lavoratori

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Quello che nessuno avrebbe voluto accadesse, si sta puntualmente verificando. Fallita la trattativa di questa mattina in Prefettura, (assente la famiglia Faranda che ha ribadito di non avviare nessun piano industriale fino alla monetizzazione dei terreni dove oggi sorgono gli stabilimenti), i sindacati hanno già stilato il calendario delle proteste Lo hanno fatto nel corso del vertice tenutosi questo pomeriggio presso la sede della Cgil. 

I segretari generali di di Flai Cgil Fai Cisl e Uila Uil, Mastroeni, Cipriano e Orlando, e i lavoratori, arrabbiati e delusi, hanno deciso di riprendere, già da domani,  il presidio di protesta davanti allo stabilimento di via Bonino. Nel contempo, dipendenti esindacati  incontreranno il commissario Croce, il presidente della Provincia Ricevuto e il presidente dell’associazione degli industriali, Blandina per impegnarli sull’individuazione di un percorso risolutivo della vertenza, “che non riguarda solo gli attuali lavoratori ma una storica attività produttiva che la città si deve impegnare a difendere e preservare”, hanno spiegato Mastroeni, Cipriano e Orlando . 

A questo proposito è stata inoltre convocata per lunedì 19 alle ore 16 presso la Cgil, una riunione alla quale si sollecita la partecipazione di tutta la deputazione regionale e nazionale messinese. Il calendario delle proteste,  ha l’obiettivo di far modificare radicalmente la posizione della famiglia Faranda, già a partire dall’incontro fissato dalla Prefettura per giovedì 22 novembre alle ore 12.30. “Se la famiglia Faranda – osserva duramente Giovanni Mastroeni, segretario generale Flai Cgil - non parteciperà al prossimo incontro in Prefettura del 22 novembre modificando atteggiamento, presentando il Piano industriale e richiedendo la Cassa integrazione straordinaria indispensabile ad evitare il licenziamento dei 41 dipendenti, si assumerà per intero la responsabilità dell’inasprirsi della lotta con tutte le imprevedibili conseguenze sia in termini di dramma sociale che di ordine pubblico, sia di fronte ai i lavoratori che all’intera città”.

 

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