Il verdetto d’appello è arrivato ieri pomeriggio. Ma loro sono liberi, chi per scadenza del termine massimo di custodia dopo una decisione in Cassazione, chi dopo le disposizioni accessorie della sentenza di ieri. E lo scenario squallido che si agita ancora dietro quelle poche righe lette dal presidente della sezione penale Attilio Faranda dopo una lunga camera di consiglio è il giro di pedofilia e prostituzione minorile scoperto dalla Procura e dalla Squadra Mobile quattro anni addietro, nel dicembre del 2009, a due passi dalle nostre case, tra il parcheggio Annunziata Est, la villetta Sabin, i ponti bui e le spiagge della zona nord. Caramelle, figurine, regali e denaro promessi e dati ai ragazzini per fare “quelle cose”. Il nome in codice dell’inchiesta fu “Seppia”, ovvero come chiamavano nell’ambiente uno degli imputati, quel Marcantonio Russo di buona famiglia che teneva perfino il diario dei suoi incontri con bambini e ragazzi, e metteva i voti alle “prestazioni”. Agghiacciante.
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