Da giorni gli investigatori analizzavano le varie tecniche utilizzate, i tempi, i luoghi e gli orari di intervento della banda di origine georgiana, ma anche sulla provenienza c’è qualcosa da chiarire. Avevano intuito che non si trattava nelle solite organizzazioni locali, dedite ai furti in appartamenti, ma di una banda che arrivava in città, prendeva alloggio per un paio di giorni durante i quali si concentrava su una determinata zona. Furto in appartamenti senza scasso, quella la specialità. Monitoravano il territorio, riuscivano ad intuire anche le abitudini degli abitanti di un determinato condominio e quando era il momento giusto entravano in azione. Utilizzavano schede di materiale simile alla pellicola radiografica, chiavi adulterine, cacciaviti ed altri arnesi per aprire le porte a razziare tutti i preziosi custoditi all’interno. Si appostavano, apponevano dei segnali convenzionali sui citofoni e si scambiavano sms sui cellulari sui movimenti delle vittime. Sui loro telefonini controllati dagli agenti della sezione reati contro il patrimonio diretta dalla dottoressa Rosalba Stramandino, i nomi di persone di Messina, nell’appartamento delle quali i malviventi avrebbero tentato di entrare. Ieri sera è scattato l’intervento dei poliziotti che hanno fermato 4 persone che a bordo di due auto percorrevano la litoranea nord. I quasi due chili d’oro trovati in loro possesso, in base al riconoscimento di alcune vittime, risultavano rubati da appartamenti di una zona compresa tra l’Annunziata e S. Licandro, quella che avevano preso di mira nell’ultima missione messinese. L’impressione è che la questura abbia messo le mani su un’organizzazione che opera in tutto il Paese e con ramificazioni anche all’estero. Da accertare ancora l’esatta origine dei quattro: al momento del fermo due di loro hanno esibito passaporto lituano ma da indagini sono risultati di origini georgiane. Altri invece risultavano già fermati in altre località italiane.
Caricamento commenti
Commenta la notizia