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Quando i marciapiedi diventano "privati"

Il concetto sottinteso alla definizione “suolo pubblico”, è chiaro a tutti. In certi casi, però, e quanto stiamo per raccontarvi ne è conferma, il confine tra occupazione e non occupazione del suolo pubblico, è ben più sottile. Non lo sono, però, le condizioni di evidente degrado di via Santa Maria dell’Arco (traversa della via Garibaldi) e le aiuole adiacenti all’ex-Istituto d’arte Ernesto Basile. Il motivo, come denunciato più volte dai residenti della zona, è legato alla presenza, ormai semi-stabile, del furgone bianco ritratto in foto, a bordo del quale, vivono sei persone. La presenza del mezzo, in se e per sé, potrebbe non creare alcun problema, ma l’utilizzo che viene fatto degli spazi esterni, appunto del suolo pubblico, lascia a desiderare: panni stesi, marciapiedi ed aiuole diventate latrine a cielo aperto. Il tutto a pochi passi dalla passeggiata a mare, meta di molti messinesi.

Della vicenda, a seguito delle numerose segnalazioni giunte da parte dei cittadini, si è interessato il consigliere della IV circoscrizione Armando Hyerace. Quest’ultimo ha inoltrato formale richiesta di intervento ai vigili urbani che, però, si sono detti impossibilitati all’ “operazione” di sgombero. «La polizia municipale – spiega Hyerace – ha affermato di non poter agire coattivamente se non viene occupato, in modo abusivo, il suolo pubblico». In sostanza, finché quelle persone rimangono lì regolarmente parcheggiate con il loro furgone, possono rimanerci senza limiti di tempo. Le conseguenze, però, oltre che visibili sono “fiutabili” a tutti: «Il problema, come facilmente intuibile - continua il rappresentante della circoscrizione – è di natura igienico sanitaria. Non so cosa i Vigili Urbani intendano per "accampamento": forse prima di intervenire, aspettano che installino una tenda modello esploratore o campo scout. Secondo l'accezione "comune" – afferma il consigliere - quando più persone mangiano, dormono e vivono quotidianamente all'interno di un furgone, utilizzando anche gli spazi pubblici circostanti per stendere panni, trascorrere alcune ore della giornata seduti attorno ad un tavolo (naturalmente removibile) ed espletare i bisogni primari non certo nei bar della zona, ci troviamo davanti ad una situazione di "residenza stabile", non autorizzata, in luogo pubblico».

Per tali ragioni, l’esponente di quartiere evidenzia che «qualora si tratti di persone in stato di povertà assoluta, e non di girovaghi o ambulanti per i quali sono previste per i primi aree in cui sostare e per gli altri specifiche autorizzazioni, è necessario individuare una soluzione attraverso l'intervento dell'ASP e dei servizi sociali». La “stoccata” finale Hyerace la rivolge però ai vigili: «Non è accettabile è che le Autorità preposte al decoro urbano si dichiarino impotenti su situazioni di questo tipo».

 

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