La ferita di Alì, l’egiziano gentile che vendeva le rose in centro per sbarcare il lunario, non è più soltanto nella carne. Adesso è anche nell’anima. Lui, Muhammad Nassar detto Alì, ha 57 anni e porta ancora addosso i segni di quella devastante aggressione con un unico colpo di bastone che subì nella notte tra il 15 e il 16 aprile dal 40enne Pietro Zappia, che è stato già condannato in primo grado a 7 anni di reclusione per tentato omicidio col giudizio abbreviato. Ieri mattina Alì è venuto in sala stampa, a Palazzo di giustizia, con il suo legale, l’avvocato Bonni Candido, per dialogare con i giornalisti e denunciare la condizione di vero isolamento in cui è piombato dopo l’aggressione di aprile, che lo vide tra la vita e la morte, quasi che il “colpevole” di tutto sia lui. Ieri gli era accanto il suo legale, l’avvocato Bonni Candido, cui Alì s’è rivolto per il processo d’appello e per il recupero della provvisionale, 10.000 euro, disposta dal gup Micali in primo grado. Ma che nessuno ha ancora pagato. E l’avvocato Candido molto chiaramente ha spiegato che «dalla documentazione messa a mia disposizione dal cliente ho, purtroppo, tratto che allo stato, in mancanza di un adempimento spontaneo da parte della persona onerata o da familiari e congiunti), non ci sono possibilità di recuperare coattivamente detto importo. Quindi voglio sensibilizzare l’opinione pubblica sul suo caso e sul suo stato di gravissimo disagio morale, sanitario ed economico»
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