A far scattare questa inesorabile “morsa” (che non riguarda certo solo le mense scolastiche) è stato l’articolo 243 del nuovo Testo unico della Finanziaria. La previsione per cui dal fatidico primo gennaio, i comuni con criticità finanziarie come quelle di Palazzo Zanca, a forte rischio di dissesto, per i servizi sociali a prestazione individuale come quelli di mensa scolastica, devono disporre in Bilancio di una copertura non inferiore al 36 per cento. Oggi il capitolo d’entrata è di circa il 20 per cento del costo globale. Ne consegue che per rastrellare le risorse mancanti senza toccare l’esenzione totale almeno per i più poveri, il Comune dovrà forse cancellare la tariffa scontata per le famiglie
con reddito Isee medio basso (l’1,74 euro a pasto che paga chi ha reddito annuo tra i 2.000 e i 15.000) e di conseguenza ritoccare verso l’alto la tariffa ordinaria: dagli attuali 3,70 euro ad oltre 4, avvicinando la scoraggiante quota 5 euro.