Dopo il saluto introduttivo di Salvatore Chiofalo, uno degli undici del listino collegato al presidente, e gli interventi di Ninni Bruschetta e Claudio Fava, la scena è stata tutta per il leader di SeL. Quest’ultimo, nel rivolgersi alla platea messinese, prima di ogni altra cosa ha ritenuto necessario spiegarsi, o meglio scusarsi con «la città meravigliosa che oggi mi ha accolto». Vendola torna ai tempi in cui ricoprì l’incarico di vice-presidente della commissione antimafia e quando nel 1998, utilizzò il termine “verminaio”: «Con quella parola, di cui peraltro ritengo di poter vantare il copyright – ha affermato sorridendo – non intendevo offendere i cittadini, ma semplicemente riferirmi a quella condizione di potere che ha soffocato Messina, anche a causa dell’ambiguità della classe politica che l’ha governata». Non, dunque, un «giudizio sulle persone», ma una dura accusa nei confronti di chi, per anni, «ha permesso che in riva allo Stretto tutto fosse gestito dal malaffare, dall’ ndrangheta e da Cosa Nostra, rischiando che il “sogno” Ponte divenisse un collegamento fra due cosche e non fra due coste». “Storpiatura” quest’ultima, che è costata al rappresenta di Sel una querela, «vinta» ha però specificato, dall’ex-sindaco Buzzanca.
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