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Un messinese pioniere
del volo in India

 

Marcello Mento
In India è una sorta di eroe nazionale, così importante e popolare tanto da essere consacrato nelle enciclopedie insieme con scrittori, scienziati e uomini politici che hanno fatto la storia di quel Paese nel corso dei secoli. Lui, però, non è indiano, bensì siciliano, e precisamente di Messina. Giacomo D'Angelis (all'anagrafe De Angelis) si è conquistato un posto di rilievo nella patria di Ghandi per avere progettato e pilotato il primo biplano nella storia dell'aviazione indiana ed asiatica. E questo il 10 marzo del 1910 a Madras, oggi Chennai, nel sud del subcontinente. Nel marzo del 2010 il centenario dell'impresa - ricordata in tutti i libri di storia dell'aviazione -, in India è stato ricordato solennemente. D'Angelis, molto probabilmente, si ispirò per la sua impresa, suggerisce il magazine inglese "Flight", a Louis Blériot, che nel luglio del 1909 aveva sorvolato il Canale della Manica con il aereo. Ma è anche vero che tra il 1909 e il 1911 l'ebbrezza del volo aveva contagiato il mondo intero moltiplicando tentativi e meeting aeronautici.
Il bello di tutto questo è che D'Angelis di professione non era né ingegnere né voleva fare l'aviatore, quella per l'aria era una semplice anche se fortissima passione. Di mestiere il nostro pioniere infatti faceva il pasticcere, anche se non era un pasticcere qualunque, dal momento che la sua bravura e la sua grande intraprendenza lo portarono a diventare, nel 1875, il pasticcere preferito del governatore inglese di Madras, il duca di Buckingham e Chandos, che gli conferì l'esclusiva per tutti i banchetti e i ricevimenti che si tenevano al Palazzo del governatorato, spalancandogli di fatto le porte del successo e della clientela più esclusiva. Ma chi era Giacomo D'Angelis e come finì in India? Giacomo Maria De Angelis Grillo (questo il nome completo) nacque a Messina il 7 settembre del 1844, alle 6 del pomeriggio. Suo padre, Francesco, aveva una libreria, mentre la madre, Anna Grillo, era casalinga. La sua infanzia trascorse come quella di tanti ragazzi, anche se dalla sua aveva una voglia di sapere e conoscere il mondo, che a 20 anni, nel 1864, finiti gli studi - e per nulla interessato a fare il mestiere del padre -, lo portò a lasciare l'isola e l'Italia e recarsi a Parigi, dove imparò il mestiere di pasticcere.Di più del periodo che visse in Francia non si conosce, anche se non è azzardato supporre che già in Francia si era segnalato per la sua bravura e che qualche uomo d'affari gli avrebbe prospettato la possibilità di mettere a frutto la sua arte in India, meta di un'emigrazione, così come il Giappone o la Cina, prevalentemente imprenditoriale.Fatto sta che nel 1875 lo ritroviamo a Madras, nel sud di quel grande Paese. Proprio lo stesso anno divenne governatore della città, Richard Plantagenet Campbell Temple-Nugent-Brydges-Chandos-Grenville, terzo duca di Buckingham e Chandos, e il destino di D'Angelis (il cui cognome intanto aveva perso una "e") si compì.Nel frattempo conobbe la sua futura moglie, Esther Jane Wilnel - anche se spesso viene chiamata Wilme -, di otto anni più giovane, nata e cresciuta in India ma di origini irlandesi. Il 16 ottobre 1880 si sposarono a Coonoor ed ebbero sei figli, cinque dei quali nacquero a Madras: Francesco, Carlo Umberto, Marianna Elise, Giacomo, Anne Violet. Louis invece, venne alla luce nel 1889 in Francia, paese con il quale D'Angelis mantenne sempre uno stretto legame. Non per nulla chiamò "Maison Francaise" la sua pasticceria, specializzata in dolci francesi e italiani, tanto che fino a non molti anni addietro si riteneva che egli fosse addirittura francese e in particolare corso. C'è voluto un lungo e certosino lavoro del pronipote, Jefferis Evans D'Angelis, che vive a Santiago del Cile, dove si trasferì nel 1923 una parte della famiglia (quella cioè legata a Louis), a rimettere le cose a posto e a far stabilire una volta per sempre che Giacomo D'Angelis non era francese bensì italiano, e che era nato a Messina, anche se di lui nella città dello Stretto non resta alcuna traccia e non è per niente conosciuto. Per fare questo, nel 1998, tramite l'ambasciata italiana a Santiago, si fece inviare l'atto di nascita del famoso bisnonno dal Comune della città dello Stretto. Nel quale risulta appunto che egli nacque a Messina il 7 settembre del 1844 da Francesco e Anna Grillo, che abitavamo nell strada del Borgo. «Ci è sempre dispiaciuto – spiega Jefferis Evans D'Angelis - che venisse considerato francese e che non abbia mai ottenuto il giusto riconoscimento da parte della sua patria d'origine e in particolare dalla sua città».La passione del volo in D'Angelis si sviluppa agli inizi del secolo scorso, sulla scia dell'impresa dei fratelli Wrigth del 1903. Da allora cominciò ad accarezzare l'idea di volare anche lui. Nel numero del 26 marzo del 1910, la rivista "Flight" - organo ufficiale dell'Aero Club of United Kingdom" -, non solo gli dedica la copertina, ma riporta sia la lettera di E. e A. Levetus & Co, in cui si conferma che l'aereo che 16 giorni prima aveva sorvolato, primo in assoluto, i cieli dell'India ed asiatici, era stato il biplano di Giacomo D'Angelis, ma anche un piccolo ma suggestivo resoconto del grande evento. D'Angelis, si legge, prima della sua esibizione a Madras, aveva testato l'aereo poco distante, a Pallavaram, dopodichè decise di dare una dimostrazione pubblica e a pagamento della sua esibizione sull'isola fluviale di Island Grounds, alla quale intervenirono molte persone, richiamate dall'evento, ma anche dalla popolarità di D'angelis. Quel giorno, racconta la rivista, D'Angelis si levò in volo diverse volte tra il giubilo degli spettatori e in un'occasione portò addirittura un ragazzo con sé. Di quella storica impresa esiste un filmato, ora anche su Youtube, realizzato da Maruthamuthi Moopanar, che utilizzò una cinepresa a manovella. Altro aspetto interessante dell'impresa, scrisse il settimanale "The India Weekly", è che alla costruzione del motore del velivolo e al suo assemblaggio lavorò anche Samuel John Green, l'ingegnere che aveva costruito la prima auto a vapore in India nel 1903. Ma Giacomo D'Angelis non ha solo il primato di aver volato in India e in Asia, ma anche quello di avere costruito, nel 1908, il primo albergo di lusso a Madras, un albergo famoso per tutte le sue comodità: dall'ascensore elettrico all'acqua calda corrente, dove scendevano tutti gli stranieri che venivano in questa popolosa e industriosa città, ma soprattutto era il punto di riferimento dell'elite indiana e degli europei, per lo più uomini d'affari, che vivevano a Madras. Se i dolci francesi e italiani furono la chiave del successo di D'Angelis, lui piano piano si adoperò perché si diffondesse in India anche la cucina italiana. In un primo momento questo non era stato possibile per i tanti problemi religiosi legati ad esempio ai piatti di carne, poi, però, la stessa classe dirigente indiana dimostrò di apprezzare non solo i dolci, ma anche la pasta, i salumi, le conserve, le salse e tutto quello che veniva importato dall'Italia.Da quanto ci risulta D'Angelis pur essendo poliglotta, non disdegnava in casa e con i figli parlare anche in italiano e mangiare italiano. Così come amava anche molto viaggiare. E fu nel corso di uno di questi viaggi, nel 1934, a 90 anni suonati, che trovò la morte a Torino. A Messina, riferisce il suo pronipote, non tornò più, ma certo è che della sua terra conservò sempre una grande considerazione se è vero com'è vero che di essa fece conoscere i dolci e i piatti più gustosi.

di Marcello Mento

 

In India è una sorta di eroe nazionale, così importante e popolare tanto da essere consacrato nelle enciclopedie insieme con scrittori, scienziati e uomini politici che hanno fatto la storia di quel Paese nel corso dei secoli. Lui, però, non è indiano, bensì siciliano, e precisamente di Messina. Giacomo D'Angelis (all'anagrafe De Angelis) si è conquistato un posto di rilievo nella patria di Ghandi per avere progettato e pilotato il primo biplano nella storia dell'aviazione indiana ed asiatica. E questo il 10 marzo del 1910 a Madras, oggi Chennai, nel sud del subcontinente. 

Nel marzo del 2010 il centenario dell'impresa - ricordata in tutti i libri di storia dell'aviazione -, in India è stato ricordato solennemente. D'Angelis, molto probabilmente, si ispirò per la sua impresa, suggerisce il magazine inglese "Flight", a Louis Blériot, che nel luglio del 1909 aveva sorvolato il Canale della Manica con il aereo. Ma è anche vero che tra il 1909 e il 1911 l'ebbrezza del volo aveva contagiato il mondo intero moltiplicando tentativi e meeting aeronautici.Il bello di tutto questo è che D'Angelis di professione non era né ingegnere né voleva fare l'aviatore, quella per l'aria era una semplice anche se fortissima passione. 

Di mestiere il nostro pioniere infatti faceva il pasticcere, anche se non era un pasticcere qualunque, dal momento che la sua bravura e la sua grande intraprendenza lo portarono a diventare, nel 1875, il pasticcere preferito del governatore inglese di Madras, il duca di Buckingham e Chandos, che gli conferì l'esclusiva per tutti i banchetti e i ricevimenti che si tenevano al Palazzo del governatorato, spalancandogli di fatto le porte del successo e della clientela più esclusiva. 

Ma chi era Giacomo D'Angelis e come finì in India? Giacomo Maria De Angelis Grillo (questo il nome completo) nacque a Messina il 7 settembre del 1844, alle 6 del pomeriggio. Suo padre, Francesco, aveva una libreria, mentre la madre, Anna Grillo, era casalinga. La sua infanzia trascorse come quella di tanti ragazzi, anche se dalla sua aveva una voglia di sapere e conoscere il mondo, che a 20 anni, nel 1864, finiti gli studi - e per nulla interessato a fare il mestiere del padre -, lo portò a lasciare l'isola e l'Italia e recarsi a Parigi, dove imparò il mestiere di pasticcere.

Di più del periodo che visse in Francia non si conosce, anche se non è azzardato supporre che già in Francia si era segnalato per la sua bravura e che qualche uomo d'affari gli avrebbe prospettato la possibilità di mettere a frutto la sua arte in India, meta di un'emigrazione, così come il Giappone o la Cina, prevalentemente imprenditoriale.Fatto sta che nel 1875 lo ritroviamo a Madras, nel sud di quel grande Paese. Proprio lo stesso anno divenne governatore della città, Richard Plantagenet Campbell Temple-Nugent-Brydges-Chandos-Grenville, terzo duca di Buckingham e Chandos, e il destino di D'Angelis (il cui cognome intanto aveva perso una "e") si compì.

Nel frattempo conobbe la sua futura moglie, Esther Jane Wilnel - anche se spesso viene chiamata Wilme -, di otto anni più giovane, nata e cresciuta in India ma di origini irlandesi. Il 16 ottobre 1880 si sposarono a Coonoor ed ebbero sei figli, cinque dei quali nacquero a Madras: Francesco, Carlo Umberto, Marianna Elise, Giacomo, Anne Violet. Louis invece, venne alla luce nel 1889 in Francia, paese con il quale D'Angelis mantenne sempre uno stretto legame. Non per nulla chiamò "Maison Francaise" la sua pasticceria, specializzata in dolci francesi e italiani, tanto che fino a non molti anni addietro si riteneva che egli fosse addirittura francese e in particolare corso. 

C'è voluto un lungo e certosino lavoro del pronipote, Jefferis Evans D'Angelis, che vive a Santiago del Cile, dove si trasferì nel 1923 una parte della famiglia (quella cioè legata a Louis), a rimettere le cose a posto e a far stabilire una volta per sempre che Giacomo D'Angelis non era francese bensì italiano, e che era nato a Messina, anche se di lui nella città dello Stretto non resta alcuna traccia e non è per niente conosciuto. Per fare questo, nel 1998, tramite l'ambasciata italiana a Santiago, si fece inviare l'atto di nascita del famoso bisnonno dal Comune della città dello Stretto. Nel quale risulta appunto che egli nacque a Messina il 7 settembre del 1844 da Francesco e Anna Grillo, che abitavamo nell strada del Borgo

. «Ci è sempre dispiaciuto – spiega Jefferis Evans D'Angelis - che venisse considerato francese e che non abbia mai ottenuto il giusto riconoscimento da parte della sua patria d'origine e in particolare dalla sua città».La passione del volo in D'Angelis si sviluppa agli inizi del secolo scorso, sulla scia dell'impresa dei fratelli Wrigth del 1903. Da allora cominciò ad accarezzare l'idea di volare anche lui. Nel numero del 26 marzo del 1910, la rivista "Flight" - organo ufficiale dell'Aero Club of United Kingdom" -, non solo gli dedica la copertina, ma riporta sia la lettera di E. e A. Levetus & Co, in cui si conferma che l'aereo che 16 giorni prima aveva sorvolato, primo in assoluto, i cieli dell'India ed asiatici, era stato il biplano di Giacomo D'Angelis, ma anche un piccolo ma suggestivo resoconto del grande evento. 

D'Angelis, si legge, prima della sua esibizione a Madras, aveva testato l'aereo poco distante, a Pallavaram, dopodichè decise di dare una dimostrazione pubblica e a pagamento della sua esibizione sull'isola fluviale di Island Grounds, alla quale intervenirono molte persone, richiamate dall'evento, ma anche dalla popolarità di D'angelis. Quel giorno, racconta la rivista, D'Angelis si levò in volo diverse volte tra il giubilo degli spettatori e in un'occasione portò addirittura un ragazzo con sé. Di quella storica impresa esiste un filmato, ora anche su Youtube, realizzato da Maruthamuthi Moopanar, che utilizzò una cinepresa a manovella. Altro aspetto interessante dell'impresa, scrisse il settimanale "The India Weekly", è che alla costruzione del motore del velivolo e al suo assemblaggio lavorò anche Samuel John Green, l'ingegnere che aveva costruito la prima auto a vapore in India nel 1903.

 Ma Giacomo D'Angelis non ha solo il primato di aver volato in India e in Asia, ma anche quello di avere costruito, nel 1908, il primo albergo di lusso a Madras, un albergo famoso per tutte le sue comodità: dall'ascensore elettrico all'acqua calda corrente, dove scendevano tutti gli stranieri che venivano in questa popolosa e industriosa città, ma soprattutto era il punto di riferimento dell'elite indiana e degli europei, per lo più uomini d'affari, che vivevano a Madras. 

Se i dolci francesi e italiani furono la chiave del successo di D'Angelis, lui piano piano si adoperò perché si diffondesse in India anche la cucina italiana. In un primo momento questo non era stato possibile per i tanti problemi religiosi legati ad esempio ai piatti di carne, poi, però, la stessa classe dirigente indiana dimostrò di apprezzare non solo i dolci, ma anche la pasta, i salumi, le conserve, le salse e tutto quello che veniva importato dall'Italia.

Da quanto ci risulta D'Angelis pur essendo poliglotta, non disdegnava in casa e con i figli parlare anche in italiano e mangiare italiano. Così come amava anche molto viaggiare. E fu nel corso di uno di questi viaggi, nel 1934, a 90 anni suonati, che trovò la morte a Torino. A Messina, riferisce il suo pronipote, non tornò più, ma certo è che della sua terra conservò sempre una grande considerazione se è vero com'è vero che di essa fece conoscere i dolci e i piatti più gustosi.

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