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Commissario ma senza
poteri speciali

Messina città commissariata e senza più poteri speciali. La legislazione d’emergenza, che ha aiutato la nostra città ad affrontare l’incubo dei Tir nel centro abitato e le conseguenze della tragica alluvione di Giampilieri, è destinata a non aver più efficacia entro breve tempo. Dopo le dimissioni del sindaco Buzzanca si attendono adesso le decisioni dell’assessore regionale per le Autonomie locali che a giorni dovrebbe indicare il nuovo commissario straordinario del Comune di Messina. In pole position restano i nomi del dirigente generale del Dipartimento del Lavoro e delle Politiche sociali, Rosolino Greco (già commissario al Municipio di Gela e in altri centri dell’Isola) e di Giosuè Marino, già prefetto di Messina e di Palermo, oltre che ex componente della giunta Lombardo con delega alle Politiche energetiche.  Intanto Antonio Ruggeri, capo di gabinetto del sindaco, si è dimesso dalla carica di commissario liquidatore dell'Ato 3.

Che i poteri speciali siano stati utili, anzi indispensabili, è un dato di fatto. Senza l’ordinanza di protezione civile (la prima risale al 2000, a firma dell’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola, dopo le sollecitazioni del deputato messinese Rocco Crimi), non ci sarebbero stati i due moli dell’approdo di Tremestieri che, pur nella loro precarietà, sono serviti a smaltire la maggioranza dei Tir che fino a qualche anno fa percorrevano il Boccetta e viale della Libertà. E non ci sarebbero stati i cinquanta milioni di euro stanziati per il nuovo porto con annessa piattaforma logistica, cioè indispensabili aree di stoccaggio dei mezzi pesanti e delle merci.
Che la straordinarietà diventi ordinaria amministrazione è logico, gli atti emergenziali non possono durare all’infinito. Ma il risanamento delle aree degradate di Messina sta a lì a testimoniare il “fallimento” di una legge “speciale” affidata a procedure “normali”. Questo è uno dei fronti dove le battaglie condotte in questi decenni non hanno prodotto i risultati sperati. E oggi si può dire che il risanamento sia di fatto morto e sepolto, con il Comune fra qualche giorno in mano a un funzionario regionale e l’Iacp eternamente
commissariato.

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