Che senso abbia avuto la conferenza stampa di stamattina, tenuta soltanto dall’assessore alla mobilità Melino Capone, senza il commissario dell’atm, Santi Alligo, né tanto meno il sindaco Giuseppe Buzzanca, se l’è chiesto anche il vicepresidente vicario del consiglio comunale Giuseppe Trischitta. Dopo aver atteso in religioso silenzio che l’amministratore completasse l’esposizione (neanche tanto riassuntiva) di quella che già era una sintesi del nuovo piano industriale dell’azienda trasporti, l’esponente di FLI, a nome del consiglio, si è detto offeso dal fatto che la giunta abbia scelto di annunciare le novità sulla riorganizzazione dei servizi di mobilità direttamente ai giornalisti, senza prima convocare i capigruppo di un consesso a cui spetterà la parola definitiva su tale atto. In effetti ci si è domandati in molti che fretta abbia avuto l’assessore Capone a sfogliare quel libro dei sogni, benché molto dettagliato, in totale solitudine, in pieno agosto, quando il consiglio è in ferie, senza ancora conoscere le nuove normative attese a giorni sulla costituzione delle spa (che non è un dato irrilevante) e senza neanche essere al corrente su quanto sia costato quel piano industriale che aveva sotto le mani, redatto da InnovaBic: tanto restare spiazzato alla domanda dei giornalisti. E’ partito da lontano, da cosa si era pensato di fare e non si è potuto fare, dall’analisi di quanto accade nelle altre città italiane, per poi finalmente arrivare al nocciolo sull’ipotetica trasformazione dell’atm, posto che la proposta di delibera che la giunta avanzerà, venga approvata poi dal consiglio comunale. Tentiamo anche noi un’estrema sintesi: innanzitutto viene costituita una nuova società, al momento ad intero capitale pubblico, cioè del comune di Messina che realizzerebbe il capitale attraverso il trasferimento di beni immobili, strumentali e liquidi, fino ad arrivare ad una somma totale di 12 milioni di euro. Secondo passaggio la messa in liquidazione dell’atm, che ha ben 50milioni di euro di debiti da definire per poi disegnare un piano di pagamenti, e quindi il passaggio alla new co, con il contratto di autoferrotranvieri di tutti gli attuali 600 dipendenti a cui, addirittura, nel futuro si affiancheranno nuovi assunti e per cui è prevista la formazione interna per preparare nuovi autisti. Necessaria questa nuova qualifica perché, in due fasi, la prima di tre anni, il volto della trasportistica sia su gommato che su rotaie, cambierebbe in maniera epocale, fino ad ottenere una flotta di circa 120 autobus e nove tram in servizio e un contestuale aumento dei chilometri coperti. Alla nuova società verrebbero assegnati nuovi servizi come il trasporto ferroviario e navale, l’istallazione della segnaletica stradale, la gestione di ganasce e carrattarezzi, il trasporto scolastico e dei disabili, la distribuzione di merci. Fino ad oggi non è dato sapere se, in un secondo momento subentrerà un socio privato, magari attraverso l’affidamento in house o si opterà per un bando di gara a doppio getto, cioè con l’affidamento del contratto di servizio a un socio privato che dovrebbe detenere il 40% delle quote azionarie. Detto questo non si può non aggiungere che, pur se il sindaco Buzzanca non dovesse rassegnare le dimissioni entro il 13 settembre, rinunciando quindi a correre per le regionali, i tempi burocratici per questa trasformazione, checchè ne dica l’assessore Capone, sarebbero talmente lunghi, che sembra difficile immaginare che il trasporto pubblico a Messina possa subire una svolta positiva entro questa sindacatura. Quello che è sotto gli occhi di tutti è il disagio quotidiano a cui sono sottoposti sia i lavoratori che gli utenti che preferirebbero meno pompa magna e un servizio degno di questo nome
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