Centoventiquattro giorni sprecati, un capitolato d’appalto che nasce già stravolto, e nessuno che si pronunci ufficialmente su ciò che sta accadendo all’ombra della grande Magnolia. L’unico dato certo è che dell’impresa costruttrice (la stessa che sta realizzando gli interventi di riqualificazione viaria e ambientale del torrente Badiazza) non c’è più traccia già da diverse settimane, per motivi che, dunque, non sono riconducibili alla comprensibile pausa ferragostana. La ditta aveva cominciato i lavori di scavo ma il materiale non è mai stato conferito in discarica ed è ancora lì, ammonticchiato nell’area di cantiere. Pur in assenza di notizie ufficiali, gira voce che i problemi che non hanno consentito finora di far decollare l’attesa opera pubblica siano di duplice natura. Da un lato, sarebbero conseguenza diretta dell’eccessivo ribasso d’asta (intorno al 42 per
cento) praticato in sede di gara. Dall’altro, resterebbe irrisolta la questione relativa alla sussistenza di determinati requisiti richiesti all’impresa in materiadi smaltimento di materiali speciali (l’eternit).