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Riguardo alle perdite di esercizio, ha spiegato Conte, affinché esse possano essere considerate dall’azienda come crediti nei confronti del Comune occorre che il Comune stesso, «ricevuto il bilancio consuntivo dell’Atm, iscriva la perdita nel proprio bilancio, procedura questa che il Comune ha sempre omesso».
Altro punto, che nel verbale della Guardia di Finanza “pesa” per 11 milioni di euro, è l’Iva: secondo i militari l’Atm avrebbe dovuto pagarla proporzionalmente ai contributi ricevuti dal Comune. Ovviamente opposto il parere del direttore generale dell’azienda. «La materia della non assoggettabilità all’Iva dei contributi pubblici erogati in favore
delle aziende speciali, in assenza di formalizzazione di un contratto di servizio, è questione ormai pacifica nel rapporto tra Comuni, aziende ed amministrazione finanziaria».
Il concetto è semplice: l’Iva andrebbe pagata in caso di contributo pagato proporzionalmente al servizio erogato, ma così non è mai stato. Conte ha provato a dimostrarlo spiegando come i fondi trasferiti dal Comune all’Atm siano rimasti bloccati alla stessa cifra, circa 13 milioni di euro, dal 1999 ad oggi. Tutto questo sebbene in questi anni i
servizi affidati dal Comune stesso all’azienda siano aumentati a dismisura.
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