Le pagine dedicate dal settimanale Panorama (che ha ripreso argomenti già trattati dal nostro giornale e da altri organi di stampa) allo “scandalo” della formazione professionale hanno riacceso le polveri e l’incendio si è propagato. Nel mirino sono finiti alcuni tra i politici messinesi più in vista. Primo tra tutti l’on. Francantonio Genovese, definito «mister Magoo»: «Vista la selva di enti e parenti – scrive il settimanale – occorre sintetizzare: sette esponenti dei Genovese, a partire dall’onorevole capofamiglia gestiscono quattro enti che hanno preso quasi due milioni di soldi pubblici nell’ultimo anno». Il deputato del Pd ed ex sindaco non ha replicato ufficialmente ma dal suo entourage arrivano notizie circa l’intenzione di adire le vie legali nei confronti del settimanale del gruppo Mondadori. Sono stati tirati in ballo anche l’Aram del consigliere comunale Elio Sauta e il Cufti, un Centro gestito dalla moglie del parlamentare messinese di Futuro e Libertà Carmelo Briguglio e dove lavorano i due cognati dello stesso Briguglio. E un accenno è stato fatto all’Ancol, «il cui direttore generale, 2,8 milioni di appannaggio, è la moglie di Peppino Buzzanca, attuale sindaco di Messina». Il movimento “Reset!” ha organizzato per il 2 agosto un’assemblea pubblica e ha invitato i leader dei partiti e i deputati «coinvolti nello scandalo».
La risposta di Buzzanca non
si è fatta attendere. Il primo cittadino
sostiene che «Reset! fa
bene a promuovere un dibattito
pubblico sulla formazione
regionale ma sbaglia clamorosamente
quando pretende di tirarmi
dentro uno scandalo che non mi sfiora.
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