La lista di reati era lunga, la vicenda affondava le radici addirittura al 2006. Si trattava di appropriazione indebita, truffa, falso, ricettazione di timbri dell’Inps, dell’Inail e del Tribunale, esercizio abusivo della professione di consulente fiscale e del lavoro.
L’accusa, il vice procuratore Vittorio Lo Giudice, aveva chiesto la condanna a ben 3 anni e 10 mesi di reclusione. E dopo un lungo dibattimento e la ricostruzione processuale di tutto il presidente della prima sezione penale del tribunale, in questo caso nelle vesti di giudice monocratico, Nunzio Trovato, ha inflitto 2 anni e 6 mesi di reclusione, più una multa di 1.000 euro, alla 45enne Daniela Calarese, che è stata assistita dall’avvocato Antonello Scordo. La pena si riferisce a due delle condanne iniziali, l’appropriazione indebita e la truffa, mentre per gli altri tre capi d’imputazione la donna ha registrato altrettante assoluzioni: dalla ricettazione e dall’esercizio abusivo della professione con la formula con la formula «perché il fatto non sussiste», dal falso con la formula «perché il fatto non costituisce reato».
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