La crisi e i decreti spremi-famiglie hanno ridotto la frequenza degli stabilimenti stagionali messinesi che si confermano, in linea generale, tra i più gradevoli e coraggiosamente innovativi della Sicilia. Una stima approssimativa del calo fatta da alcuni dei gestori, e confermata dal coordinatore Fiba (Federbalneari) Santino Morabito, parla già di un 25-30 per cento di incassi in meno rispetto alla stagione 2011. E a preoccupare non sono solo i mancati guadagni di quegli imprenditori della balneazione che da una ventina d’anni hanno fatto rifiorire la riviera nord, in parte anche la sud. Si tratta di preziosi posti di lavoro che traballano: sono stagionali ma danno un po’ d’ossigeno, sarà certo esiguo il guadagno messo insieme in tre mesi da un barista o un bagnino, ma è comunque una fonte di autonomia, una palestra di lavoro. Dove tutt’attorno è vertenze oltre i limiti dell’agonia, fuga dei giovani verso il nord, e poi quel waterfront fatto di carta di progettazione chissà ancora per quanto.
I dettagli sul nostro quotidiano nel servizio di Alessandro Tumino