Sta creando attesa la soluzione del rebus premio di maggioranza. Dopo il voto si è generato un vero e proprio giallo, di cui non si riesce ancora a intravedere il finale: sta di fatto che le attenzioni della politica, in questi giorni, sono tutte rivolte al lavoro svolto all’ufficio centrale elettorale di Palazzo Zanca, dove il presidente Corrado Bonanzinga ha deciso che il “responso” arriverà solo dopo l’ufficializzazione dei voti di preferenza dei consiglieri comunali. Quindi non prima della metà della prossima settimana (a voler essere ottimisti).
La posta in palio è altissima. Molto più di quanto si possa pensare. L’interesse più evidente, è ovvio, è di quei candidati al consiglio comunale rimasti ancora in bilico, con un piede dentro e uno fuori Palazzo Zanca. “Ballano” almeno dodici nomi: sei consiglieri delle liste a sostegno di Federico Basile, che senza premio di maggioranza rimarrebbero fuori dal consiglio comunale, e altrettanti di centrodestra (quattro) e centrosinistra (due) che, al contrario, non otterrebbero uno scranno in consiglio comunale qualora il premio scattasse.
Il primo banco di prova sarebbe quello a cui Cateno De Luca tiene di più: l’elezione del presidente del consiglio comunale. L’ex sindaco a questo punto vuole tutto: la maggioranza d’Aula e la presidenza, da occupare almeno fino all’autunno quando, nei piani del leader di Sicilia Vera, dovrebbe essere un’altra, la presidenza da assumere, quella della Regione. Con 20 consiglieri dalla propria parte l’elezione di De Luca a presidente del consiglio comunale sarebbe meno di una formalità.
Se invece la maggioranza numerica spettasse all’opposizione, si profilerebbe il primo scontro politico di questo mandato. A meno che, come alcuni sussurrano in questi giorni dentro e fuori i corridoi di Palazzo Zanca, qualcuno degli eletti non decida di appoggiare “l’operazione De Luca”, senza necessariamente passare già nelle schiere di Sicilia Vera. L’unico modo per fronteggiare la candidatura di De Luca, infatti, sarebbe l’individuazione di un altro pretendente alla poltrona di presidente. Il che presupporrebbe un accordo tra centrodestra e centrosinistra: tutt’altro che scontato.
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