«Volete che le frazioni corrispondenti al territorio dell’ex XII e XIII quartiere del Comune di Messina siano elette in Comune autonomo con la denominazione di Comune autonomo Montemare?». Questo è il quesito che i messinesi troveranno posto nella scheda della consultazione referendaria sull’istituzione di un nuovo Comune, denominato appunto “Montemare”. La votazione avrà luogo oggi, dalle 7 alle 23, in concomitanza con i cinque referendum popolari abrogativi dichiarati ammissibili con sentenze della Corte Costituzionale (sui temi della giustizia) e con le elezioni amministrative che interesseranno il Comune di Messina. Le frazioni interessate sono quelle di Ortoliuzzo, Rodia, San Saba, Piano Torre, Spartà, Acqualadroni, Castanea, Salice, Gesso, Massa San Giorgio, Massa Santa Lucia, Massa San Giovanni (e la disabitata Massa San Nicola).
La consultazione referendaria riguarda, ai sensi dell’art. 8 comma 3, della legge regionale 30 del 2000 e successive modificazioni, nella sua interezza la popolazione del Comune di Messina, il cui territorio dovrà subire modificazioni. Ecco perché non si tratta di un Referendum meramente localistico ed ecco spiegata anche la ragione per la quale il Tar non ha accolto la richiesta del Comitato promotore di non far coincidere le elezioni amministrative con il referendum consultivo (ieri è arrivata la sentenza definitiva). Il caso di Montemare è di rilevanza regionale, trattando di possibili modificazioni al territorio della terza Città metropolitana della Sicilia.
Cosa prevede, in questi casi, la legge regionale? Nei casi di istituzione di nuovi Comuni in cui all’intera popolazione residente sia riconosciuto il diritto di voto, i risultati del referendum, ai fini del quorum strutturale, sono distintamente raccolti e valutati con riguardo all’ambito della frazione di cui si chiede il distacco e con riguardo al restante ambito comunale. Ecco spiegata anche la ragione di questo “anomalo” meccanismo definito del “doppio quorum”.
Il doppio quorum
Nel caso in questione, infatti, il Referendum è valido se vota la metà più uno degli aventi diritto in almeno uno dei due ambiti. Nel caso in cui in entrambi gli ambiti si raggiunge il quorum strutturale, il risultato valutabile è quello complessivo. Il quesito referendario, quindi, sarà sottoposto a due distinti e separati ambiti di popolazione, che attualmente risiede tutta nel Comune di Messina, ma che la legge divide in potenziali residenti nel nuovo Comune e negli “altri”, cioè il resto dei messinesi abitanti non nelle zone oggetto di delimitazione di Montemare. Questo, secondo la “ratio” della norma, consente di individuare e valutare il risultato referendario, distinguendo quello ottenuto nell’ambito della frazione di territorio di cui si, da quello del restante ambito dell’attuale Comune. Se non si raggiunge in uno dei due ambiti, vale quello conseguito nell’altro.
Il "No" a Montemare è un sì a Messina
Si dice che la mappa geopolitica del mondo sia in continua evoluzione, che confini e bandiere siano solo espressioni transitorie di determinati momenti storici. Ed è così. Nell’arco di pochi decenni possono cambiare le configurazioni di interi Stati, addirittura interi Continenti e, dunque, perché sorprenderci o scandalizzarci del fatto che un Comune come Messina possa cambiare la sua conformazione? Il ragionamento sembra non fare una grinza, e invece non regge per il semplice fatto che non tiene conto di un elemento essenziale: il sentimento d’amore di chi è nato e cresciuto nella Messina che è non solo la città del centro storico tra piazza Duomo e piazza Cairoli, ma è la città dei 48 Casali, la città dei quasi 60 chilometri di costa, da Giampilieri Marina e Santa Margherita a Rodia-San Saba-Acqualadroni e Ortoliuzzo, la città dei Peloritani, di Dinnammare, di Colle Sarrizzo, di Don Minico, dei giampuliroti e dei castanoti, di Briga Superiore e di Salice, dei meravigliosi chiostri di San Placido Calonerò e del Museo di Cultura e Musica popolare di Gesso. Questo Referendum, il cui iter è nato oltre dieci anni fa, da considerazioni anche in gran parte giuste, frutto di una sensazione di isolamento degli abitanti dei villaggi che si sono sentiti abbandonati dal “Palazzo”, non tiene conto di quel sentimento d’amore. E qui non c’è par condicio che tenga, non c’è egoismo localistico che possa essere superiore all’amore per Messina. Fin dall’inizio, questo giornale ha espresso con forza e con chiarezza il proprio punto di vista: un terzo di territorio della nostra Città metropolitana non può e non deve essere sottratto. Messina è Montemare, l’idea di un altro piccolo Comune, che avrebbe difficoltà enormi a reggersi sul piano economico-finanziario e che dovrebbe, comunque, fare i conti con processi di spopolamento e di invecchiamento dei residenti, è fuori dal tempo e fuori dalla Storia. In tutt’Italia, i piccoli Comuni cercano di aggregarsi, proprio perché mai come oggi l’unione fa la forza, la frammentazione determina solo ulteriore solitudine e fallimento. Siamo cresciuti, intere generazioni di messinesi, sentendo la favola del mitico “sindaco di Pezzolo” che, al di là della facile ironia, ci ha fatto capire come veramente ogni borgo messinese abbia le sue caratteristiche e peculiarità, le sue piccole tradizioni e le sue ricchezze e bellezze da valorizzare, ma la forza è la connessione tra periferie e centro, è quella rete d’amore che unisce Messina in ognuno dei suoi punti dislocati in questo lungo e stretto corridoio di verde e d’azzurro, di monti e di mare. Le ragioni di Castanea sono le stesse di Tipoldo e di Cumia, e se tutti i residenti di un casale volessero staccarsi dal resto del territorio comunale, avremmo decine di consultazioni referendarie, costose, inutili, insensate.
Le ragioni del nostro no a Montemare coincidono con il sì a Messina, a questa città bellissima, e orrenda per molti aspetti, imperfetta ma migliorabile con il contributo di tutti (nessuno escluso), sempre più stanca e povera, ma ricca delle sue bellezze e dell’unicità del suo stesso territorio. La sfida successiva è quella di far comprendere, soprattutto a chi vive nelle zone che sono oggetto della proposta di delimitazione del nuovo Comune, che l’amore per Messina può tornare a essere elemento unificante e vivificante. Non è facile slogan, non è sterile orgoglio, non è retorica “imperialista”, e non scherziamo, per favore, citando i casi di separatismo diffusi sul pianeta, tragedie, passate e presenti, della Storia. Qui si tratta solo di ribadire un No grande quanto l’intero territorio messinese a uno strumento sbagliato, questo Referendum, per attuare giuste rivendicazioni (quelle del decentramento amministrativo). E un Sì altrettanto grande, un Sì d’amore per Messina, che per noi è Castanea, è Salice, è Gesso, sono le quattro Masse, è Ortoliuzzo, è Rodia, è San Saba, è Acqualadrone. Ed è tutto il resto, da nord fino all’estrema zona sud. Monte-mare è... Messina.
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